Dai mastella ai “Tullianos”

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Batte un cuore antico e tutto italiano nella cartellina “The family”. Ma il fatto stesso che il tesoriere Belsito l’avesse battezzata in quel modo prima di riporla in cassaforte, dice che là  dentro pulsano anche i più inconfessabili dispositivi della post-politica. Per cui dietro al sangue vorace di Bossi e ben oltre i vincoli dinastici che stavano per portare il Trota sul trono della Padania, si scorgono mille casi dei quali si occupate le ultime e penultime cronache sotto la voce “famiglia” o “parenti”.
Così, secondo il più caotico e incompiuto censimento, ecco il nonno, ma anche la zia e il marito della Mussolini, il gemello intercettato di Dell’Utri, le onorevoli mogli di Fassino e di Bassolino, il figlio in carriera di Di Pietro, il fratello segreto di Vasco Errani, il figlio di Ciancimino, le zie suore di Berlusconi, l’ex moglie di Calderoli che si sposò con il rito celtico, l’attuale compagna di Calderoli, presidente a Cuneo, il marito della Brambilla all’Aci, i mondanissimi “Bertynight”, che sarebbero Fausto e la signora Lella, ma pure il loro consuocero, del Pdl, che ha denunciato Ornella Vanoni dopo uno spettacolo ad Ostia.
Questa è l’Italia, fra vanità  patinate e macchine del fango. Le antiche dinastie della Prima Repubblica, i Gava, i Berlinguer, i Segni, i La Loggia, i La Malfa prosperavano, ma a differenza dagli Angelucci anche operavano entro una cornice che più ideologica non poteva essere. La nomina del cognato di Craxi sindaco di Milano, metà  anni 80, e le contemporanee baruffe domestiche irpine all’ombra di De Mita segnalano la fine di un modello. Quando Mastella inabissa il secondo governo Prodi affermando al Senato che «tra il potere e l’amore per la famiglia io scelgo il secondo», i processi di familizzazione del comando sembrano giunti a compimento. Deporrà  poi Tancredi Cimmino, l’ex tesoriere del partito famigliare: «Su richiesta di Mastella avevo assunto come giornalista al Campanile suo figlio e la fidanzata poi moglie, ma per non suscitare le giuste rimostranze dell’altro figlio, avevo assunto anche la fidanzata di questi, a parte le candidature del cognato e della moglie», donna Sandra. 
Non si ha idea di quanti, a cominciare dai Mastella, ci hanno dato dentro con la retorica della famiglia che andava “difesa”, senza dire né forse immaginare che questa benedetta famiglia era astuta risorsa narrativa, illusorio salvacondotto, doloroso punto debole e comunque sperimentata centrale di prepotente vaniloquio. Il fidanzato “comunista” della figlia di Casini. Il figlio disoccupato e l’ex marito consulente della compagna dell’ex ministro Bondi, più la ex moglie di lui, prodiga di resoconti domestici – ma ci sarebbe anche il cane della nuova coppia segnalato fuori ordinanza sul Frecciarossa. E il marito inguaiato della Finocchiaro. La nipote giovincella che suggerì a nonno Prodi di assegnare i Trasporti a Di Pietro. Il figlio e il nipote di Cossiga, onorevole Testoni, detto “Testiga”. I figli, uno pure esposto in tv, di Sgarbi. Il fratello di Lusi. La sorella di Alemanno, la moglie pure di Alemanno, che si sono addirittura risposati, e il figlio e la figlia del guardaspalle del sindaco, assunti all’Atac. E i fantastici “Tullianos” ritratti solennemente con il presidente Fini, e il cognatissimo pizzicato dal fotografo mentre fa “la romanella” alla Ferrari.
Tutto passa di lì. La famiglia di Noemi e quella di Ruby, che Lele Mora la voleva pure adottare. Le gemelline portafortuna De Vivo, le gemelline meteorine e le gemelline montenegrine: quando si dice “The family” si dice a volte “the end”.


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