Confindustria: imprese strozzate dal credit crunch

by Editore | 4 Aprile 2012 6:18

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ROMA – Le imprese, soprattutto quelle piccole, strette in una morsa. Non arriva più il credito dalle banche, e quando arriva costa sempre di più. E anche i tempi per il pagamento dei debiti da parte della pubblica amministrazione si sono ulteriormente dilatati: erano in media 128 giorni nel 2009, sono diventati 180.
È un vero allarme quello che ha lanciato ieri la Confindustria. «Per le imprese è in atto un preoccupante fenomeno di restrizione del credito sia in termini di quantità  erogata che di costi applicati», ha detto ieri il direttore dell’area fisco, finanza e welfare della Confindustria, Elio Schettino, durante un’audizione presso la Commissione Industria del Senato.
L’industria rischia di non avere più benzina per tirare avanti. Lentamente si sta fermando, con la produzione che, nel primo trimestre del 2012, è scesa del 2,2 per cento rispetto all’ultimo quadrimestre del 2011, con la domanda interna in discesa libera e con le banche che progressivamente chiudono i rubinetti dei prestiti. A gennaio – secondo le elaborazione del Centro studi di Viale dell’Astronomia su dati della Banca d’Italia – i finanziamenti alle imprese si sono ridotti dello 0,1 per cento, dopo il -1 per cento di dicembre (pari a 20 miliardi in meno di crediti erogati) e il -0,2 per cento di novembre. Così il tasso di crescita annuo dei prestiti alle imprese è aumentato solo dell’1 per cento contro il 5,8 per cento registrato a ottobre del 2011. Un ulteriore segnale della recessione.
Alla restrizione del credito si accompagna l’incremento del costo dei finanziamenti. È una salita ripidissima, nonostante la liquidità  enorme immessa sul mercato dalla Banca centrale europea (sono stati 530 i miliardi erogati a febbraio dei quali circa 250 sono andati agli istituti italiani) proprio per sostenere l’attività  bancaria. Il tasso di interesse, pagato dalle imprese, si è attestato in media a gennaio 2012 al 4,1 per cento, quasi un punto in più rispetto al 3,2 per cento del giugno 2011. In particolare – secondo Confindustria – il tasso pagato dalle piccole e medie imprese è salito al 5 per cento a gennaio (era il 3,7 per cento a giugno, prima dell’aggravarsi della crisi), con uno spread di 3,8 punti (da 2,2).
Le imprese stentano a ottenere il credito dalle banche (sono aumentate anche le richieste di garanzie e si sono ridotti i volumi erogati) ma non ottengono nemmeno i pagamenti dei debiti che la pubblica amministrazione ha sottoscritto nei loro confronti. I tempi continuano ad allungarsi. Ed è un fenomeno tipicamente italiano: ormai la media di attesa si aggira intorno ai 180 giorni (erano 128 due anni prima) contro i 64 in Francia (erano 70), i 35 in Germania (erano 40). Parallelamente si sono allungati anche i tempi dei pagamenti tra i privati: in media sono necessari 103 giorni (erano 88 nel 2009), mentre in Francia si sono ridotti da 63 a 59 giorni, e in Germania da 46 a 37 giorni. «Ciò – ha detto Schettino – aumenta il fabbisogno finanziario dei fornitori in Italia, in larga misura piccole aziende».
C’è, infine, un incremento dei costi del servizio bancario, sui quali pesano la scarsa trasparenza e comparabilità  delle commissioni. Il risultato è che il 63 per cento delle piccole imprese italiane (era il 44 per cento nel 2009) denuncia un aumento dei costi diversi dal tasso di interesse, contro il 48 per cento delle aziende a livello europeo.

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