Confalonieri ad alta frequenza

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Nessuna correzione, «il governo ha preso una decisione che come presidente del consiglio apprezzo e difendo». Negando l’esistenza di problemi con il Pdl, Mario Monti fa scudo a Corrado Passera. E’ soprattutto con il ministro delle attività  produttive, infatti, che il Pdl sembra avere problemi, dopo l’approvazione dell’emendamento del governo al decreto fiscale (sul quale oggi si voterà  la fiducia) che annulla il beauty contest, il «concorso di bellezza» che avrebbe assegnato gratuitamente le frequenze per la trasmissione tv in digitale terrestre a tutto vantaggio del duopolio.
Non sono solo i vertici del partito berlusconiano a prendersela con il ministro – da sempre sospettato di coltivare ambizioni politiche per il 2013 – accusato di aver modificato il testo all’insaputa del Pdl, fissando quel tetto dei cinque multiplex per operatore che impedirebbe a Mediaset di partecipare all’asta. L’attacco, all’indomani dell’one man show di Paolo Romani, ex ministro berlusconiano, parte di prima mattina direttamente da Fedele Confalonieri, all’apertura dell’assemblea di Mediaset: l’annullamento del beauty contest? «E’ una questione politica e non tecnica. Si è mossi da qualcosa di punitivo, sembra di essere tornati ai tempi di Gentiloni ministro. Di Passera ho un’eccellente opinione ma si dice che anche i preti sbagliano a dire messa e qui Passera ha sbagliato». E ancora: «Il tetto di cinque multiple ci blocca, mentre i due concorrenti che hanno entrature politiche o sono visti meglio perché parlano inglese possono partecipare», continua l’affondo Confalonieri, alludendo a Sky e La 7. Insomma, «hanno escluso noi e la Rai, inutile girarci intorno». In realtà  Mediaset – come la Rai, che però ha un canale di qualità  minore rispetto alla concorrenza – all’asta potrà  partecipare, sempre che non chieda e ottenga prima della gara la trasformazione del suo multiplex Dvb-H per la trasmissione su videofonini in frequenze Dvb-T. In quel caso avrebbe (gratis) il quinto multiplex per la tv digitale e raggiungerebbe il tetto.
Per ora Confalonieri – confermando di fatto che allo stato nessuno è escluso – dice solo: «Non so se parteciperemo, vedremo la disciplina d’asta che fa l’Agcom». La partita dunque si sposta sull’Authority delle comunicazioni che oltretutto dovrà  essere rinnovata a breve (scade a metà  maggio) e non sarà  più a nove membri ma a cinque. 
Per ora anche i capigruppo del Pdl muovono contro Passera: «E’ ambiguo», «maldestro o troppo furbo», attacca Fabrizio Cicchitto, è ha «provocato un mediocre incidente» perché è «un mediocre ministro». E Maurizio Gasparri, pur non facendo riferimento all’«incidente» delle frequenze, si associa: «Se il ministro facesse un atto concreto per ogni intervista che rilascia già  avremmo risultati positivi».
Il malumore del Pdl va oltre il caso frequenze. Del resto, se Paolo Romani sostiene che Passera – secondo il quale nessun operatore sarà  escluso dall’asta – dovrebbe studiarsi le carte, il relatore del decreto fiscale, il pidiellino Gianfranco Conte, sembra ammettere a mezza bocca che nessuno ha modificato il provvedimento all’ultimo momento, ma semmai qualcuno non lo aveva studiato bene: «Forse andava fatto un approfondimento prima di arrivare all’approvazione; il poco tempo a disposizione ci ha messo nella condizione di non considerare completamente il testo nei suoi diversi aspetti», dice.
Come che sia, Silvio Berlusconi mastica amaro, sentendosi vittima di un affronto. Il premier annulla il pranzo di oggi con Mario Monti, dopo che il premier aveva confermato l’incontro assicurando che non si sarebbe parlato di frequenze, ma aggiungendo: «Ho invitato Berlusconi a colazione, come faccio ogni tanto. Siamo soliti scambiarci valutazioni e suggerimenti». Il Cavaliere questa volta non vuole suggerire, non subito, almeno. Ufficialmente sostiene di aver annullato l’incontro per non prestare il fianco a «insinuazioni malevole» sul tema delle tv. Ma Sua emittenza non avrebbe gradito la copertura offerta a Passera dal premier. E la tensione è confermata dal fatto che abbia incaricato Gianni Letta di disdire l’appuntamento. Non per questo, Berlusconi esclude di poter trattare in altro momento la questione con Monti.


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