Chiusi 42 siti web, azzerati 210mila post
A partire da metà marzo, nell’ambito di un’operazione contro la diffusione di notizie infondate, le autorità cinesi hanno chiuso 42 siti web e cancellato oltre 210mila «post». Lo ha reso noto Liu Zhengrong, dell’Ufficio di stato per l’Informazione su internet (Siio). Già a fine marzo vi era stato un giro di vite significativo, in seguito alla diffusione di voci su un possibile colpo di Stato. Liu Zhengrong ha sottolineato come la diffusione di voci tramite Internet sia illegale in Cina.
«Creare e diffondere voci su Internet mina l’ordine pubblico e mina la stabilità sociale, e quindi non sarà tollerato» ha detto Liu, ricordando che i responsabili dovranno risponderne davanti alla legge. Agenzie governative e provider «devono vigilare», ha aggiunto Liu Zhengrong, così come gli internauti che devono informare in tempo le autorità di ogni diffusione di voci. Un primo intervento contro i siti web era stato reso noto già il 31 marzo, quando le autorità di Pechino avevano arrestato sei persone, chiuso 16 siti web e sospeso i commenti sui due principali servizi cinesi di microblogging, Sina weibo e Tencent (t.qq.com).
Allora le misure furono legate alla diffusione sul web di voci di un colpo di stato, con racconti fantasiosi su carri armati nelle strade di Pechino.
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