Casa, risparmi energetici il bluff della certificazione tra balzelli, sconti e sanzioni
ROMA – Dal primo gennaio di quest’anno è obbligatorio per chi vende o affitta un immobile dichiarare nell’annuncio e non solo davanti al notaio la classe energetica di appartenenza, ossia richiedere a un professionista l’Attestato (Ace) che indichi quanta energia serve per alimentare l’immobile. Si è scatenata una vera e propria corsa della concorrenza, con alcuni certificatori che addirittura offrono il servizio senza vedere l’immobile, in 24 ore e via email. Il tutto a prezzi stracciati. Ma allora a che serve?È solo un balzello in più? «Quando è nata, in questo ufficio nel 2004, la certificazione aveva lo scopo di informare il cittadino sullo stato energetico del suo edificio» spiega Annalisa Galante del Sacert, l’ente che accredita i certificatori energetici in Italia. «Solo in Lombardia sono state rilasciate oltre 750mila certificazioni. La maggior parte degli immobili in Italia sono in classe G, cioè hanno un dispendio energetico di oltre 160 kWh per metro quadrato per anno.
Molte certificazioni sono eseguite in modo approssimativo, e gli annunci spesso non danno valori esatti». In Lombardia chi non fornisce un’indicazione precisa della classe è soggetto a una sanzione che va dai 1.000 ai 5.000 euro.
«Ci stiamo battendo per arginare il fenomeno delle certificazioni low cost, come di Groupon. È assurdo rilasciare certificati sulla base solo delle informazioni fornite dal proprietario o per analogia. La certificazione è uno strumento prezioso per compiere interventi per ridurre il dispendio energetico, aumentando il valore dell’immobile». Secondo un’indagine di immobiliare.it, tra due case con le stesse caratteristiche, una in classe A l’altra in classe G, la prima vale il 30% in più, perché consuma meno energia. Ma la certificazione deve essere vera, non fatta al telefono. Il sopralluogo va sempre eseguito, per controllare planimetria, infissi, materiali utilizzati, esposizione, caldaia, pannelli fotovoltaici… «Non basta la dichiarazione del costruttore, sempre meglio verificare con i propri occhi» spiega Francesco Leone, certificatore Sacert «è anche una questione etica. I dati si inseriscono in un software, così da calcolare il fabbisogno energetico dell’appartamento». Vanno poi aggiunte, cosa che pochi fanno, le indicazioni per migliorare l’efficienza energetica, un’analisi economica per salire di classe, simulando vari tipi di intervento, spesa e Roi. «Occorre almeno una giornata di lavoro. I costi? Da 350 a 500 euro, dipende dalla complessità dell’edificio e dalla località in cui si trova».
Se la certificazione è fatta bene è un vantaggio per chi ha investito nella riqualificazione energetica: «Ma non era questo il momento di inserire questa norma perché il mercato immobiliareè già depresso: potrebbe sembrare un balzello in più» commenta Massimiliano Astarita, direttore sportelloconsumatori.org. «Una casa in classe A costa più di una in classe G però la spesa si ammortizza spendendo meno in riscaldamento. Ma c’è un problema di cultura: se non si spiega bene questo concetto si corre il rischio che diventi controproducente, perché l’acquirente, a parità di caratteristiche, sceglie la casa che costa meno». Ovviamente.
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