Carofiglio: “Lo strega sarà  un divertimento”

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Con Il silenzio dell’onda, uscito nell’ottobre scorso da Rizzoli, Gianrico Carofiglio è ufficialmente in gara per lo Strega. Ma ci sono state delle esitazioni – e di chi – per la sua corsa al premio? «Me lo hanno proposto e ho accettato. Senza particolari esitazioni e senza nessuna condizione. Per me è un gioco e l’idea di partecipare mi diverte. Molto semplicemente».
Ma se ha scelto di candidarsi, al premio ci terrà … Che importanza gli attribuisce? Cosa si aspetta?
«Le ripeto: mi diverte l’idea della competizione, a patto che rimanga un gioco. Lo Strega è il premio letterario più importante e questo spiega l’enfasi che spesso l’accompagna. Mi aspetto – e mi auguro – di non partecipare a nessuna polemica e non prendere troppo sul serio il tutto, comunque vada a finire. Una pratica sempre opportuna, il non prendersi troppo sul serio».
Il silenzio dell’onda finora ha venduto 250 mila copie con cinque edizioni: lo considera un successo, com’è stato per i suoi libri precedenti, o le attese sono state un po’ deluse?
«Direi che sta andando abbastanza bene, non mi lamento. Anche l’editore non mi ha fatto rimostranze…».
L’accoglienza critica è stata però piuttosto tiepida, non crede? Come lo spiega?
«Tiepida, non direi proprio. Ad alcuni recensori il libro non è piaciuto e lo hanno detto, non sempre con toni elegantissimi, ma altri ne sono stati entusiasti. Per rimanere alla metafora della temperatura, direi dunque che l’accoglienza è stata piuttosto calda, in positivo e in negativo».
All’estero come sta andando? In Spagna il suo libro è appena uscito (dall’editore Esfera de Los Libros) e il 2 giugno lei sarà  alla Fiera di Madrid – dedicata quest’anno alla letteratura italiana…
«In Spagna sono stati velocissimi, una cosa anche piuttosto inusuale, mentre in altri Paesi il mio libro sarà  pubblicato fra la fine di quest’anno e la primavera del prossimo. Per ora sta ancora uscendo nelle varie lingue Le perfezioni provvisorie… Una cosa che mi fa davvero piacere è che un mio romanzo sta per essere tradotto in vietnamita e un altro in swahili».
In quante lingue i suoi libri sono stati tradotti o sono in via di traduzione?
«In tutto venticinque».
A correre per lo Strega ci sono Emanuele Trevi e Alessandro Piperno, che è piaciuto moltissimo: qualcuno ha scritto che Inseparabili è il romanzo italiano più bello degli ultimi dieci anni… Non lo teme?
«Ho conosciuto Piperno qualche anno fa e mi ha fatto davvero una buona impressione. Anche Trevi è un ottimo scrittore e il suo libro mi incuriosisce molto. E poi in gara c’è anche Marcello Fois, che è molto bravo… Dunque, come dicevo, penso che ci divertiremo».
Lei è il primo autore italiano invitato dall’università  Cà  Foscari a tenere un ciclo di lezioni – dopo Pamuk, le due Desai (madre e figlia), Manguel, Nooteboom, la Byatt… Cosa le ha fatto più piacere?
«Beh, intanto è la compagnia internazionale che mi fa piacere, e poi anche l’opportunità  di scrivere qualcosa di ispirato a questa esperienza veneziana. Ho già  qualche idea…».
Lunedì ha tenuto un discorso ai laureandi in piazza San Marco e il primo workshop con gli studenti sul tema “Le parole sono pistole cariche”. Di che ha parlato?
«Ai laureandi ho cercato di dire che devono allegramente assumersi la responsabilità  del loro destino, senza piangersi addosso: il futuro brulica di opportunità  e può essere un posto straordinariamente interessante. Nei seminari parlerò (e ho cominciato a farlo) del rapporto fra l’etica e le scritture nelle sue varie forme, cogliendone le differenze ma soprattutto le somiglianze: in modo sempre leggero, che non vuol dire però banalizzante».


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