Bilanci doc prima del voto

by Editore | 11 Aprile 2012 7:27

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La questione è seria, e la paura è tanta, e per questo i tre leader che sostengono il governo Monti stanno cercando un accordo per partorire una nuova legge che sia in grado di regolare l’afflusso di denaro nelle loro casse. La scommessa è riuscire a farlo prima delle elezioni, un appuntamento che potrebbe riservare brutte sorprese, e senza ricorrere a un decreto legge del governo – troppo pericoloso. Ognuno ha le sue idee, ma già  oggi alcune prime norme per la trasparenza dei bilanci potrebbero essere messe a punto dai rappresentanti incaricati da Bersani (Pd), Alfano (Pdl) e Casini (Udc). Pochi punti all’insegna della chiarezza per dimostrare che i partiti possono controllarsi anche da soli: bilanci certificati sottoposti alla Corte dei conti e pubblicati in rete, nomi e cognomi di chi versa più di 5 mila euro e una serie di sanzioni per chi non rispetta le regole. Fin qui tutti d’accordo. Meno facile, invece, trovare un’intesa sulla riduzione dei fondi elettorali. In che modo ridurli? E come restituirli se non vengono spesi? Il Pd non è per la riduzione, il Pdl pure, mentre l’Udc sorvola (l’Idv è per l’abolizione).
Il segretario del Pd sembra il più motivato a chiudere un accordo. Ieri ha scritto una lettera agli elettori in vista delle amministrative del 6 e 7 maggio. Lo ha fatto per contrastare la «disillusione» crescente dei suoi potenziali elettori dopo il caso Lusi – il tesoriere della Margherita che se l’è spassata coi soldi del partito – e il terremoto che sta travolgendo la Lega. L’unico rimedio all’antipolitica, scrive Bersani, è «la buona politica». La frase non passerà  alla storia ma, viste le cronache giudiziarie, al segretario del Pd preme che arrivi un messaggio: «Abbiamo anche presentato una legge sui partiti per imporre trasparenza, democrazia interna, codici etici. In ogni caso, per parte nostra, stiamo già  facendo certificare i nostri bilanci da agenzie esterne indipendenti e facciamo sottoscrivere, pena l’incandidabilità , stringenti codici etici da parte di chi compone le nostre liste».
La campana sta suonando per tutti e ormai i partiti sono costretti a trovare un accordo invece di rinfacciarsi le rispettive «mele marce». E rapidamente. Angelino Alfano pensa a un meccanismo analogo al 5 per mille, «i conti sarebbero trasparenti e controllabili dall’opinione pubblica». La presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, è più prudente e non senza ragioni. «Stiamo attenti – spiega – perché i partiti devono contare su risorse certe e pubbliche, se no ci troveremo di fronte solo a partiti di Paperon de’ Paperoni, o a finanziamenti illeciti».

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