Aiuto tedesco fino all’ultimo: Schengen sospesa a comando

by Editore | 23 Aprile 2012 1:58

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I francesi d’oltremare hanno già  cominciato a votare ieri, per evitare che, a causa del fuso orario, vadano alle urne quando ormai i risultati sono conosciuti. Si vota invece oggi nella Francia metropolitana fino alle 18.30 nei comuni minori e fino alle 20 nelle grandi città . 
Le ore di attesa del risultato, nel silenzio dei candidati, sono riempite dall’ultima polemica: sarà  multato chi (su Internet, Twitter, facebook ecc.) pubblicherà  i risultati prima delle ore 20, cioè l’ora della diffusione dei primi dati ufficiali? La commissione elettorale minaccia, ma alcuni giornali, tra cui Libération, potrebbero pubblicare le prime notizie già  verso le 18.30-18.45. Del resto, non sarebbe la prima volta che i siti dei giornali esteri francofoni (Svizzera e Belgio) rivelano i risultati prima dell’ora ufficiale. Quest’ultima polemica segue altri due dibattiti che hanno attraversato la campagna e che hanno a che vedere, tutti, con regole stabilite nel passato e oggi contraddette dall’evoluzione dei tempi: la necessità  per ogni candidato di raccogliere 500 «patrocini» preventivi (500 firme di eletti, sindaci, consiglieri regionali etc.). Regola che ha permesso a uno sconosciuto come Jacques Cheminade di farcela e ha invece bloccato l’ecologista Corinne Lepage o l’ex primo ministro Dominique de Villepin (con lo zampino di Sarkozy, che non voleva questo rivale ingombrante), mentre Marine Le Pen ha giocato fino all’ultimo con l’incertezza di essere riuscita raccogliere le 500 firme necessarie (un modo per dimostrare che la Francia esclude un movimento popolare). L’altra polemica ha riguardato l’imposizione del tempo di parola su radio e tv eguale per tutti dal 21 marzo, piccoli e grandi, una «cronocrazia» che ha irritato i principali candidati e i media francesi. Più di tutti Sarkozy, che ha dichiarato di dover far fronte a «nove contro uno».
Gli ultimi fuochi della campagna elettorale, già  a tempo scaduto, hanno riguardato ieri la reazione, da parte del gruppo del Pse al parlamento europeo all’ultimo colpo di coda di Merkozy: per i socialdemocratici è «scandalosa» la proposta fatta venerdì dai ministri degli interni di Francia e Germania, con una lettera comune alla Commissione, di ristabilire i controlli alle frontiere nello spazio Schengen in caso di immigrazione massiccia (era quello che la Francia aveva fatto per bloccare i tunisini che venivano dall’Italia dopo la «primavera araba»). Un ultimo tentativo di Sarkozy per sedurre l’elettorato del Fronte nazionale con il soccorso della Germania.

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