Via al nuovo maxi-finanziamento Bce
BRUXELLES – La Banca centrale europea ha operato ieri una seconda massiccia iniezione di liquidità nel sistema finanziario per scongiurare i rischi di restrizione del credito (“credit crunch”) e dare fiato al mercato dei titoli sovrani. L’istituto di Francoforte guidato da Mario Draghi ha prestato 529 miliardi di euro a ottocento banche europee ad un tasso dell’1 per cento per tre anni. In dicembre una operazione analoga, denominata Ltro (“Long term refinancing operation”), si era conclusa con un finanziamento di 489 miliardi di euro a 489 istituti. Le banche italiane hanno ricevuto crediti per 139 miliardi di euro.
In realtà l’aumento del finanziamento netto è relativamente inferiore alle cifre assolute, in quanto molte banche nei giorni precedenti avevano preferito sospendere l’acquisto di denaro a breve presso la Bce per attendere i crediti a più lunga scadenza resi disponibili ieri. La stessa Banca centrale calcola che l’effettiva portata del nuovo Ltro sia stata di 310 miliardi, di cui circa 80 per le banche italiane.
Ambienti vicini al board della Bce sottolineano con soddisfazione l’altissimo numero di partecipanti a questo secondo finanziamento: segno che non solo le grandi banche ma anche gli istituti più piccoli hanno beneficiato dell’iniezione di liquidità presentando come collaterali crediti garantiti ai propri clienti. A Francoforte si ritiene che le grandi banche utilizzino il denaro ricevuto soprattutto per ricapitalizzarsi e per acquistare titoli di debito pubblico, mentre le banche più piccole dovrebbero approfittare del finanziamento ricevuto ad un tasso vantaggioso per riaprire le valvole del credito ai privati e all’economia reale.
Le Borse hanno reagito con relativa freddezza all’ operazione, registrando un modesto guadagno che si è poi riassorbito nel corso della giornata in seguito alle dichiarazioni del presidente della Fed, Ben Bernanke, che ha escluso nuovi acquisti di bond da parte della banca centrale americana. A Milano, il Ftse Mib ha chiuso a +0,04% mentre Parigi, Francoforte e Londra hanno terminato la seduta con lievi perdite. L’effetto dell’operazione Bce si è invece fatto immediatamente sentire sul mercato dei titoli di stato. Il rendimento dei Btp a dieci anni è sceso al 5,18 per cento e lo spread con i bund tedeschi è arrivato a 335 punti base: un minimo che riporta il mercato ai livelli di settembre. Anche i bonos spagnoli hanno beneficiato dell’operazione scendendo sotto il livello del cinque per cento.
L’operazione della Bce arriva alla vigilia di un vertice europeo che, secondo le intenzioni dei capi di governo, dovrebbe marcare l’inizio dell’uscita dalla crisi dei debiti sovrani dopo due anni di paure e di incertezze. Oggi i leader europei si ritroveranno a Bruxelles per discutere della situazione e dare possibilmente segnali concreti sulla volontà di rilanciare la crescita. Domani mattina, 25 governi sottoscriveranno il Trattato sul rafforzamento della disciplina di bilancio, il cosiddetto “Fiscal compact”.
Non si terrà invece il vertice dell’Eurogruppo, che avrebbe dovuto dare il via al rafforzamento del Fondo salva stati. La Germania ha fatto sapere di non essere ancora pronta ad accettare l’accorpamento del vecchio Efsf, il fondo temporaneo ancora dotato di 250 miliardi, con il nuovo fondo permanente, Esm, che avrà una capacità di credito di 500 miliardi. In questo modo il “firewall” a garanzia dei debiti sovrani sarebbe stato portato a 750 miliardi: una cifra considerata sufficiente a rassicurare i mercati. Tuttavia ieri sia il presidente del Consiglio, Monti, sia il presidente della Commissione, Barroso, sia quello dell’Eurogruppo, Juncker, si sono detti certi che l’atteso rafforzamento del fondo verrà deciso «entro marzo».
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