Val Susa, un altro giorno di scontri assalto dei No-Tav ai giornalisti poi cariche per liberare l’autostrada
CHIANOCCO (torino) Alla fine il bilancio provvisorio è di quattro feriti, tre agenti e Nicoletta Dosio, una leader dei manifestanti. Erano le 17 quando in cielo era comparso Fiamma, l’elicottero dei carabinieri. E tutti sulla barricate di Chianocco avevano capito che l’attesa era finita e che l’attacco era imminente. D’altronde pochi minuti prima il presidente della Comunità Montana Sandro Plano, arrivato al blocco di corsa da Torino appena si era concluso l’incontro dei 26 sindaci della zona con il prefetto, era stato chiaro: «Ho detto che vi avrei invitato a concludere il blocco dell’autostrada e vi chiedo di farlo». La piccola folla di No-Tav che lo aveva circondato aveva chiesto in coro: «Che cosa offrono in cambio?». E Plano aveva dovuto ammettere: «Ci sarà un incontro a Roma…». La risposta era stata unanime: «Troppe volte ci hanno fregato con questa storia degli incontri a Roma…». La proposta di Plano è troppo ragionevole per essere accettata da gente esasperata.
Al check point di Chianocco si respira tensione: nella notte tre auto di militanti NoTav sono state incendiate. «Sono stati i mafiosi» dice un pensionato in bicicletta. Qualcuno sospetta invece che in valle qualcuno cominci ad essere infastidito da tutti questi “solidali” arrivati da mezz’Italia e che non parlano il valsusino. Anche i giornalisti non escono indenni: prima la troupe dell’agenzia H24, che lavora per Corriere.tv (colpito un operatore), poi Tgcom 24: mentre filma le carcasse delle auto bruciate si vede arrivare un gruppo di esagitati: «Dacci la cassetta, cosa vuoi riprendere». Operatore e giornalista si rifugiano proprio tra i NoTav, accanto ai pensionati come Gigi Richetto che ha lavorato una vita da ferroviere e che dice: «Lo ripeto, il movimento deve essere non violento…». Il problema che in Val Susa non tutti la pensano allo stesso modo. Ci sono i pacifisti, ci sono quelli che sperano nello scontro. Alberto Perino si aggira tra i militanti come se fosse Pancho Villa e probabilmente gongola vivendo il sogno di una vita. Non capita a tutti di passare dai panni grigi del bancario in pensione a quelli del leader di un movimento di protesta nella stessa vita. Il copione qui a Chianocco impone di sospettare di chiunque. Ci si racconta che nella notte un furgone di frutta è stato notato in sosta poco lontano. «Ha detto che doveva consegnare la merce ad Oulx ma erano le quattro del mattino – racconta una signora – quando abbiamo aperto la portiera abbiamo trovato poliziotti con i microfoni direzionali». E così quando una ragazzina dall’accento romano nota un altro furgone, questa volta bianco, urla: «Ci sono gli sbirri che ci stanno filmando». Sono i ragazzi di un’agenzia di stampa, gli stessi che hanno realizzato il video del carabiniere che ascolta stoicamente gli insulti di un manifestante. Hanno però un lampeggiante blu, basta quello a perderli. Sono inseguiti, spintonati. Fortunatamente nessuno li tocca. Perino però chiamato a mediare perde il controllo quando una radio lo intervista e definisce i giornalisti «avvoltoi, prezzolati, iene». Un gruppetto occupa per una mezz’ora la stazione di Bussoleno, vorrebbe bloccare il Tgv ma è costretto a correre allo svincolo di Chianocco. Le colonne dei blindati sono comparse sull’autostrada. Cinque lacrimogeni e un po’ di pressione dei plotoni antisommossa in cinque minuti liberano l’autostrada e una rampa di accesso. Su quella che porta a Torino resiste un centinaio di No-Tav. Altri cinquanta si sono seduti sull’autostrada: tra loro ci sono Perino, Giorgio Cremaschi della Fiom e il grillino Davide Bono. Resistono un paio d’ore poi vengono fatti alzare. Li rilasciano dopo averli identificati. Cremaschi dice: «Da me non hanno voluto i documenti». Ai No-Tav resta solo un’unica rampa. Sino alle 21 quando l’ultima carica li respinge sino al centro di Bussoleno.
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