Usa, i big repubblicani scelgono Romney

by Editore | 6 Marzo 2012 9:13

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NEW YORK – Oggi Mitt Romney spera di chiudere virtualmente la sua Opa sulla nomination per l’elezione presidenziale: questo Supermartedì lo vede più favorito che mai, con l’establishment del partito repubblicano che si sta “rassegnando” all’inevitabilità  della sua vittoria e si schiera disciplinatamente dalla sua parte. Lo stesso Romney però sta perdendo terreno a vista d’occhio nei sondaggi che simulano la sfida finale, quella di novembre contro Barack Obama. 
L’ultima speranza per Rick Santorum è realizzare un exploit nell’Ohio, grazie al suo appeal tra i colletti blu, sufficiente a tenerlo in gara per un po’. Sui 10 Stati in cui si vota oggi per le primarie della destra, ci sono 437 delegati in palio. Gli Stati più grossi sono Georgia, Massachusetts, Tennessee e Virginia, oltre all’Ohio: ma è qui che si concentra l’attenzione, perché gli elettori sembrano in bilico fra Romney e Santorum. L’italo-americano tenta disperatamente una rimonta, setacciando lo Stato in lungo e in largo, presentandosi come Davide contro Golia: il candidato della porta accanto, con pochi mezzi finanziari, contro l’ultramilionario Romney che ha dietro di sé i super-Pac (Political Action Committe) con cui la finanza e la grande industria pagano le sue costose campagne pubblicitarie. Ma la pubblicità  funziona, soprattutto in negativo, e Romney dietro la sua immagine blanda nasconde l’animo di un picchiatore. I suoi spot televisivi hanno “demolito” prima l’immagine di Newt Gingrich, ora attaccano quella di Santorum. D’altra parte l’integralista cattolico della Pennsylvania ha prestato il fianco, con la sua deriva sui temi religiosi: le polemiche contro l’aborto, contro il “laicismo” di John Kennedy, vengono percepite come distrazioni fuorvianti, dalla stessa base della middle class che è il nocciolo duro del consenso verso Santorum. Lui spera di catturare il voto di quelli che vennero definiti i “democratici reaganiani”, colletti blu sensibili ad alcuni temi conservatori. Ma in uno Stato industriale come l’Ohio la priorità  è l’economia, non l’aborto, né il ruolo delle scuole religiose e il rapporto Chiesa-Stato. 
Che Romney si stia imponendo come l’unico candidato credibile, lo dimostrano gli ultimi appoggi ricevuti dai notabili del partito: si è schierato con lui Eric Cantor, capogruppo della maggioranza repubblicana alla Camera; l’ex First Lady Barbara Bush madre di George W.; John Ashcroft ministro della Giustizia di Bush jr. 
Per quanto si stia facendo strada ai vertici del partito l’inevitabilità  della nomination di Romney, la sua debolezza si accentua nei confronti del presidente in carica. L’ultimo sondaggio del Wall Street Journal rivela che Obama ha riconquistato la soglia cruciale del 50% dei consensi, e oggi darebbe 6 punti di distacco a Romney. Decisiva nella rimonta di Obama è la ripresa economica che si sta consolidando. Altro segnale preoccupante, sottolineato dallo stesso Wall Street Journal di Rupert Murdoch che sostiene i repubblicani: la base del partito si sta “disaffezionando” da questa campagna elettorale, «una rarità  in un anno di elezione presidenziale», tanto più per il partito d’opposizione. Inoltre fra gli elettori indipendenti e moderati cresce l’opinione negativa verso i candidati repubblicani, in conseguenza di una battaglia interna che il Wall Street Journal definisce “corrosiva”. Il 40% degli americani dà  un giudizio negativo su Romney, «un handicap che non si verificava dal 1996 quando il candidato della destra fu Bob Dole», poi sconfitto pesantemente da Bill Clinton che conquistò il secondo mandato. È significativo che Obama abbia registrato i suoi progressi più recenti tra le donne bianche e nella classe operaia. L’elettorato femminile non ha gradito la sterzata di tutti i candidati repubblicani su posizioni antiabortiste radicali. I colletti blu sono tra i beneficiati del miglioramento in atto sul mercato del lavoro; giudicano positivamente l’intervento statale che ha salvato l’industria automobilistica (attaccato invece da tutti i candidati della destra). Romney con i suoi conti bancari alle Caimane non è l’idolo dei lavoratori.

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