by Editore | 28 Marzo 2012 4:47
MILANO – Unicredit torna a rivedere i numeri neri in Italia. Dopo due anni di affanno e a un anno dalla corsa ai ripari con l’unificazione delle banche nel paese (One 4 C), il business commerciale di casa torna a un utile lordo di 598 milioni nel 2011 – da una perdita 2010 di 177 milioni – dopo ricavi saliti del 6,3% a 10,9 miliardi e accantonamenti su crediti giù del 3,1%. Il rovesciamento, pur nella recessione dell’Italia, è possibile «grazie alla revisione dei prezzi, al controllo dei costi e al calo degli accantonamenti su crediti», riporta una nota.
A livello consolidato il bilancio chiude con 9,2 miliardi di perdita per lo stralcio di avviamenti fatto a settembre. Senza componenti extra l’utile sarebbe 1,1 miliardi, comunque -27% sul 2010. Segni di miglioramento tra settembre e dicembre, con un utile netto di 114 milioni, sopra i 30 milioni stimati dalla media degli analisti. «L’attività italiana è rilanciata e procede secondo le attese, la Germania va bene e l’Est Europa cresce, insieme all’Austria – ha detto l’ad Federico Ghizzoni -. La continuità del piano strategico, che non riteniamo di ritoccare, permetterà una più alta redditività per gli azionisti». Il manager s’è anche detto «molto fiducioso per la distribuzione di un dividendo 2012: i primi segnali sono positivi». Il titolo ha chiuso invariato, dopo un +3% all’uscita dei conti.
Il cda ieri ha stabilito che il presidente uscente Dieter Rampl continuerà a rappresentare Unicredit nel cda Mediobanca, «per la durata dell’intero mandato» (2014). Per non violare l’art. 36 del Dl liberalizzazioni che vieta i doppi incarichi in finanza, in vigore dal 25 aprile, Rampl darà le dimissioni nel cda del 19 aprile. Stesso giorno e legge per l’uscita da Unicredit di Theo Waigel, ex ministro tedesco, consigliere di incerto rinnovo e che ha scelto l’incarico nel gruppo Generali in Germania.
Gli otto top manager di Piazza Cordusio non riceveranno il bonus 2011. «Abbiamo scelto una politica molto restrittiva – ha detto Ghizzoni – zero bonus per noi e un taglio del 60% per i 120 senior manager». Meno severi i consiglieri di Generali, che a fronte di un utile 2011 dimezzato a 856 milioni hanno stabilito per i top manager bonus quasi dimezzati: 2 milioni dai 3,86 del 2010. Non Cesare Geronzi, ex presidente che spuntò 16,65 milioni di buonuscita, più 880mila euro nei quattro mesi lavorati nel 2011 e 2,32 milioni negli otto 2010. Al successore Gabriele Galateri, 584mila euro nel 2011 e niente indennità in caso di uscita anticipata.
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