by Sergio Segio | 14 Marzo 2012 7:21
Per Vinicio Capossela è come “andare a pregare”, “si ritrova la coscienza di se stessi” e “si allarga l’anima”. Bruno Osimo lo considera un “medicamento antidepressivo” e Michela Murgia ci va spesso per urgente necessità di “trovare domande”.
Evviva i librai e le librerie. L’idea è di un marchio piccolo ma di lunga esperienza come Marcos y Marcos: organizzare una “festa mobile” in sostegno di un mestiere sempre più minacciato dalla grande distribuzione, dalle vendite online e dagli e-book. A ospitarla saranno le stesse librerie indipendenti, con l’aiuto dei lettori e di volenterosi testimonial (da Lucarelli a Malvaldi, da Parrella a Nori) che hanno prodotto un “album di elogi” a favore della categoria. E al Salone del libro di Torino una giuria formata da Massimo Cirri, Lella Costa e Annamaria Testa premierà lo slogan più bello tra quelli vergati dai lettori. In premio, una bicicletta.
Tira un’aria nostalgica in questo epinicio per un’istituzione che ha segnato l’educazione sentimentale di diverse generazioni, ma sbagliato leggerlo come un commosso requiem per qualcosa che rischia di estinguersi. Nonostante la crisi, le librerie si adoperano in mille modi per difendere il proprio compito di presidio culturale. «Negli Stati Uniti, paese all’avanguardia nell’acquisto di e-book», rileva Marco Zapparoli, fondatore di Marcos y Marcos, «si segnala una ripresa proprio delle librerie di quartiere, caratterizzate dal rapporto personale con i lettori. Un fenomeno che vorremmo incoraggiare anche da noi, proponendo ottime condizioni di acquisto per i piccoli librai».
Un primo passo è stato già fatto con la legge che contiene gli sconti: non tutte le librerie riuscivano a reggere il ritmo delle campagne promosse senza regole dai colossi. Una legge che secondo alcuni critici – da Cavallero a Citati – avrebbe rallentato le vendite dei libri. «Un’analisi sbagliata», dice Zapparoli. «L’attuale crisi non è certo imputabile a un provvedimento che comunque continua a permettere grandi campagne promozionali. Senza contare che gli sconti erano compensati dall’aumento del prezzo di copertina. Mentre oggi si tende ad abbassare i prezzi».
Tra i problemi dell’attuale mercato editoriale, insiste Zapparoli, è l’eccesso di produzione, che genera un accumulo assurdo di merci inutilizzate. Da qui l’idea di scrivere insieme a Claudia Tarolo un manifesto in dieci mosse, Letteratura rinnovabile, «per un’ecologia del libro e della lettura». «Troppi libri finiscono al macero, compiono viaggi a vuoto tra magazzini e librerie. E’ fondamentale stampare solo ciò che si può effettivamente sostenere. Ed è fondamentale prolungare la permanenza dei libri in libreria».
Marcos y Marcos, da cinque anni, ha deciso di ridurre la produzione di titoli, solo un libro nuovo al mese. E, nell’era segnata dal formato elettronico, punta sulla qualità della carta: non a caso il nome di Fabriano figura insieme al programma Fahrenheit nella campagna per le librerie. «Quest’anno, pur considerandoli un formidabile strumento di lavoro, abbiamo deciso di non fare e-book», dice Zapparoli. «Non volevamo creare un mercato parallelo, e dunque porre problemi ai librai».
Ma non si corre il rischio di una battaglia di retroguardia? «No. Siamo persuasi che files e supporti elettronici siano preziosi, ma non siano destinati a sostituire il libro». Non garantiscono “quel piacere della degustazione rallentata” – cosi recita il Manifesto – che soltanto il volume di carta può offrire. Piacere che Christian Frascella, scrittore non sospettabile di passatismo (è l’autore di Mia sorella è una foca monaca), sceglie di sintetizzare in questo modo: «Andare in libreria? Come incontrare il tuo pusher di fiducia».
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