Un giovane su dieci usa ansiolitici Il mercato nero in Rete
E se in farmacia non te li danno, meglio comprarli online, per strada, a scuola oppure a casa di amici. Pillole per dormire, gocce per calmarsi, anoressizzanti, ansiolitici. Stessa storia: l’uso è diffuso, il ventaglio di scelta è spalancato, così come quello dei rischi connessi.
Gli ultimi dati sul consumo degli psicofarmaci in Italia sono inquietanti: quasi il 5% dei giovani under 30 ne fa un uso regolare; il 15,4% lo ha fatto almeno una volta nella vita; l’11,9% solo nell’ultimo anno. Le fragilità dei giovani sembrano essere combattute così. Da soli, a suon di farmaci. E senza prescrizione, come nel 7,5% dei casi. Un dato che sale all’11,7% nei ragazzini tra i 15 e i 19 anni, che se li prendono in discoteca al posto delle pasticche. Uno su tre dei giovanissimi consumatori ci spende più di 90 euro al mese.
È lo spaccato di una gioventù imbottita di medicinali. I numeri parlano di un 16,7% di utilizzatori tra le prime generazioni di figli di divorziati e il 15,3% tra chi vive con un solo genitore contro l’11,2% delle famiglie tradizionali. In generale, sono le donne le maggiori consumatrici, con il 5,8% di acquirenti abituali, quasi il doppio rispetto agli uomini. L’esatto opposto di ciò che accade con le droghe, dove sono gli uomini i più assidui.
È il risultato che emerge da due studi tra i più importanti del settore, in anteprima per il Corriere e Solferino 28/anni: Espad (campione di 50 mila giovani scolarizzati) e Ipsad (su altri 11 mila casi). Ricerche declinate in tutta Europa e in Italia affidate all’Istituto di Fisiologia clinica del Cnr. Gli anni scorsi, lo scenario era meno allarmante: 3,6% di consumatori abituali. I ventenni d’Italia che comprano sonniferi, dal 2007 al 2011, sono passati dal 3,1 al 5,8%, ansiolitici dal 5,9% al 9,8%, antidepressivi dal 2,4% al 3%. Solo l’80% dei farmaci, tuttavia, viene comprato legalmente. Il 7,5% dei giovani acquista medicinali senza prescrizione, mentre un altro 7,7% compra da un generico «conoscente». Il restante 5% se li procura nell’ombra, in «altro modo».
Sabrina Molinaro, si occupa di Ipsad e Espad dal 2000, «li ho visti crescere» dice, con al fianco una giovane ricercatrice, Valeria Siciliano. «Ciò che preoccupa — afferma Molinaro — è la facilità con cui si riesce a procurarsi i farmaci, soprattutto via Internet».
Sono giorni di crisi e di liberalizzazioni. Tempi in cui, a Milano, un farmacista, il dottor Paolo Gradnik, promuove il Tavor al 3×2 per contestare il governo. Tema delicato: come cambia l’accesso agli psicofarmaci in deregulation? «Aumenti dell’offerta — conclude Molinaro — fanno registrare incrementi del consumo: è l’economia di mercato».
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