Un altro terremoto, ma a destra: colpi bassi e primarie annullate

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No, a tremare stavolta non è la terra di Gianni Letta e Bruno Vespa, non è il palcoscenico illuminato ventisei volte in un anno dal Cavaliere per raccogliere gli applausi dei “miracolati” delle new town. È l’«ecatombe politica» del Pdl, quella di cui parla l’ex senatore Enzo Lombardi. Ex sindaco Dc del capoluogo abruzzese e per una vita il volto aquilano del centrodestra, il «naturale» candidato a sindaco del popolo berlusconiano alle prossime amministrative del 6 e 7 maggio ieri invece ha restituito con sdegno la sua tessera al partito e ha di fatto affondato le primarie del centrodestra che, seppur sempre in bilico, erano state fissate per il 18 marzo prossimo. 
«Erano delle false primarie, il cui spirito era stato già  tradito mentre venivano decise: dovevano solo coprire una scelta già  fatta». L’attacco di Lombardi va dritto alla dirigenza nazionale, al centralismo che da Arcore strapazza le rappresentanze locali ignorandone totalmente le dinamiche, e al suo braccio operativo, il governatore abruzzese Gianni Chiodi. Nulla di nuovo, in fondo, basti ricordare per esempio l’accusa di «ingrati» che i dirigenti aquilani del Pdl dovettero sopportare, a undici mesi dal terremoto del 6 aprile 2009, quando i circoli locali non riuscirono a portare a Roma che qualche decina di partecipanti alla Festa dell’amore per Berlusconi. «Forse qualcuno tra i dirigenti nazionali pensa che fare il sindaco di una città  disastrata come L’Aquila sia una posizione di potere», affonda Lombardi che a questo punto si presenterà  alle elezioni con una sua lista civica, non a caso chiamata «Per amore dell’Aquila».
Il Pdl aquilano però non piange per l’uscita di scena di Lombardi. «Si è autocandidato, mentre invece il recente congresso aveva espresso una propensione per un candidato dal profilo tecnico o per un giovane che rompesse le incrostazioni dei ruoli apicali di questa città », racconta Gianfranco Giuliante, l’assessore regionale alla Protezione civile che ha preso il posto di Daniela Stati ed ex coordinatore provinciale del Pdl. Fatto fuori Lombardi, in realtà  a concorrere nelle primarie del centrodestra erano rimasti solo due candidati. C’era il consigliere comunale Luigi D’Eramo, in corsa con piglio futurista per la Destra, ex enfant prodige di Alleanza nazionale che fa ancora sognare Storace. E c’era il «tecnico» che ha fatto saltare i nervi a Lombardi, l’urbanista Pierluigi Properzi, ex Psi supportato dal senatore marsicano Filippo Piccone, che ad Arcore ha un certo peso. Properzi però proprio ieri ha incassato l’appoggio di Fli confermando di correre solo con la sua lista civica «Domani L’Aquila». 
Il Pdl dunque era rimasto senza un proprio sfidante per queste primarie, maneggiate con difficoltà  dagli azzurri. «Sarebbe stata la nostra prima esperienza», spiega Giuliante. Ma la notizia vera è che proprio all’Aquila, terra di conquista e di frutti dorati per il Cavaliere, il Popolo della Libertà  non ha un nome forte come proprio candidato a sindaco. Giuliante prova a giustificare, mette in ballo tutto, compresa l’eccezionale nevicata che ha paralizzato la città  e posticipato il congresso. Ma poi, alla fine, sputa il rospo e ammette: «A livello nazionale si è innescato un meccanismo di marginalizzazione della classe dirigente locale». Ce l’ha soprattutto con Gianni Chiodi perché a lui si deve l’unica candidatura che forse metterà  in crisi il sindaco uscente Massimo Cialente: il vice presidente del consiglio regionale e leader del Movimento per le Autonomie, Giorgio De Matteis, che tecnico non è e nemmeno un giovanetto. Il governatore lo vorrebbe a gestire le risorse della ricostruzione, e a Roma non hanno sollevato eccezioni. Per troppo tempo su di lui ha puntato la dirigenza del Pdl malgrado De Matteis abbia democristianamente delimitato al puro centro il suo campo d’azione. Poi con maestria e lungimiranza De Matteis si è sottratto alla trappola delle primarie e ha deciso di correre da solo. Girandosi ogni tanto a guardare il Pdl che gli annasperà  dietro.


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