Ue: Roma decida sulle frequenze tv Faro di Bruxelles sui big dei telefoni

by Editore | 15 Marzo 2012 8:08

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ROMA – Un faro dell’Unione europea sulle frequenze del digitale terrestre e sui nuovi servizi via smartphone forniti dai big della telefonia. Il primo segnale di attenzione alle vicende italiane arriva dal commissario alla Concorrenza Joaquin Almunia. Il quale, a proposito del beauty contest, ha chiesto alle autorità  italiane di informare Bruxelles «dei progetti per l’assegnazione delle frequenze digitali terrestri». Per la Commissione, «l’assegnazione delle frequenze deve permettere ai “nuovi entranti” di entrare o espandersi nelle piattaforme digitali terrestri». Questo, «assicurando un uso efficiente dello spettro».
Un secondo dossier – non formale – è stato aperto dall’Antitrust europeo nei confronti di cinque grandi gruppi del settore tlc d’Europa, tra i quali Telecom Italia. L’indagine è volta a verificare se sia stata raggiunta una intesa segreta per la standardizzazione dei futuri servizi nella comunicazione mobile. L’azione di Bruxelles è quindi a uno stadio iniziale, al quale potrebbe seguire l’apertura di una inchiesta formale per sospetta violazione delle regole antitrust. Tra i servizi nel mirino ci sono i pagamenti e la pubblicità  via smartphone. L’indagine informale, anticipata dal Financial Times, vuole verificare i termini del processo di consultazione tra i cinque colossi europei delle telecomunicazioni (oltre a Telecom Italia sarebbero coinvolti France Télécom, Deutsche Telekom, Telefonica e Vodafone). Gli incontri si sarebbero svolti per rispondere alle strategie dei grandi gruppi americani Google e Apple e per discutere dell’armonizzazione delle piattaforme tecnologiche. 
Intanto l’Antitrust italiano avvia un’istruttoria nei confronti di Poste per verificare se la società  abbia abusato della posizione dominante detenuta nel settore dei servizi postali liberalizzati. Poste sarebbe in condizione, per il favorevole trattamento fiscale sull’Iva, di formulare offerte che potrebbero non essere replicabili. Le offerte costerebbero almeno il 20% in meno rispetto a quelle dei concorrenti, che dunque faticherebbero a trovare clienti in alcuni settori chiave, come la posta massiva, la prioritaria, le raccomandate, la posta assicurata, le stampa, i pacchi. Con un comunicato Poste Italiane spiega di attendere «con fiducia l’esito dell’istruttoria, certa di aver sempre operato nel pieno rispetto delle regole di mercato e della concorrenza, e in applicazione delle disposizioni normative nazionali e comunitarie». «Nelle proprie strategie commerciali sui servizi postali – aggiunge Poste – il gruppo ha sempre rispettato le regole in materia di Iva, ed è pronta a collaborare con l’Antitrust per fornire ogni informazione dalla quale è certa che emergerà  la correttezza dei propri comportamenti». Infine sul fronte tecnologico nel settore delle tlc, Vito Gamberale, ad di F2i (azionista di riferimento di Metroweb), ha confermato la volontà  di portare la fibra ottica in 30 grandi città  italiane entro il 2015. Il costo del progetto, condiviso con la Cassa Depositi e Prestiti, è di 4,5 miliardi di euro

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