Ue pronta a bocciare il passaggio di Tirrenia a Cin
GENOVA – Non usa giri di parole il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera: la privatizzazione della Tirrenia, se non si correrà rapidamente ai ripari, verrà bocciata dall’Unione Europea. La procedura è già aperta e l’impianto privato che si è aggiudicato la gara non convince i funzionari di Bruxelles. Non tanto per i soggetti coinvolti, quanto perché gli stessi controllano una quota di mercato nazionale che sembra essere “eccessiva”. Ad aggiudicarsi Tirrenia, infatti, è stata lo scorso anno la “Cin-Compagnia Italiana di Navigazione” controllata in parti uguali dai tre gruppi leader italiani nel trasporto via mare di passeggeri: la Moby Line che fa capo a Vincenzo Onorato, la Grimaldi di Navigazione della famiglia napoletana Grimaldi e la Marinvest, finanziaria di proprietà di Gianluigi Aponte, leader del gruppo Msc. Nel caso di stop europeo tutto tornerebbe a farsi complicato. Molto meglio, allora, trovare soluzioni condivise che senza demolire l’attuale impianto privatistico, possano inserire dei correttivi.
Il ministro parla ai senatori della commissione Lavori Pubblici e il tema di quel che resta della flotta di Stato, cioè della gloriosa Tirrenia, è il piatto forte dell’audizione. Il titolare del dicastero economico riflette sul caso, suggerendo di giocare d’anticipo. «Oggi siamo in una situazione in cui la soluzione proposta molto probabilmente non sarà accettata dalla Comunità Europea – dice Passera – Devo condividere con voi la sensazione ormai forte che non superi il vaglio Ue. Questo non vuol dire ricominciare da capo, pensare a un piano B o C, ma trovare soluzioni che utilizzino al meglio quanto già avviato e che permettano di superare i problemi, a cominciare dalla concentrazione eccessiva».
Subito al lavoro, insomma, chiamando al tavolo tutti i protagonisti della vicenda. Cancellare la vittoria della Cin non farebbe che rendere ancor più complicata la situazione, anche perché farebbe immediatamente scattare una battaglia legale interminabile. Meglio allora ragionare partendo dall’impianto attuale, su cui innestare quei correttivi in grado di soddisfare l’Unione Europea. Passera si dice perplesso su un’ipotesi circolata di recente, quella cioè di mettere «singole rotte in gara perché questo avrebbe implicazioni di tempo, occupazione e altro». Meglio rivedere l’operazione, salvaguardando però l’impianto privato.
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LA MINACCIA DELL’ARTICOLO 8
I commenti all’articolo 8 del decreto sulla manovra finanziaria hanno insistito per lo più sul rischio che esso faciliti i licenziamenti, rendendo di fatto inefficace l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori allorché si realizzino “specifiche intese” tra sindacati e azienda. È stato sicuramente utile richiamare l’attenzione prima di tutto su tale rischio, di importanza cruciale per i lavoratori. Tuttavia un’attenzione non minore dovrebbe essere rivolta ad altre parti dell’articolo 8 che lasciano intravvedere un grave peggioramento delle condizioni di lavoro di chiunque abbia o voglia avere un’occupazione alle dipendenze di un’azienda.
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