Trasferimento negato Restano in carcere i marò sotto inchiesta

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Il collegio della difesa italiana aveva chiesto che la custodia cautelare alla quale sono sottoposti (che può durare fino a 90 giorni) venisse trasformata in fermo di polizia. Ciò avrebbe dato la possibilità  di trasferirli nella città  di Kollam, in una foresteria della polizia. Il passo sarebbe stato significativo: non solo le loro condizioni di detenzione sarebbero migliorate, ma l’accettazione dell’istanza avrebbe voluto dire che i magistrati indiani riconoscono in misura significativa lo status speciale militare dei due marò (che il 15 febbraio erano di scorta armata antipirateria a bordo della nave italiana Enrica Lexie).
Il rifiuto al trasferimento deciso in pochi minuti dalla Corte di Kollam non è stato drammatizzato dalla Farnesina, che ha sottolineato come la decisione sia stata motivata da ragioni logistiche e non sostanziali. Tuttavia, una certa delusione non manca. La diplomazia italiana sperava infatti che uno degli elementi ritenuti forti nella determinazione degli indiani a perseguire i due soldati, cioè una campagna elettorale in un distretto dello Stato, venisse meno dopo che le elezioni si sono tenute sabato scorso. Così non è stato, almeno per ora. Nella stessa udienza, Latorre e Girone hanno anche chiesto di avere una tv nella palazzina dove sono rinchiusi: la risposta dei giudici dovrebbe arrivare domani. Un’altra udienza, a Kochi, doveva decidere sulla giurisdizione. L’India sostiene che i marò vanno giudicati sul territorio indiano, Roma invece che la giurisdizione è italiana. Su questo, la Corte ha rinviato a oggi il dibattimento per consentire agli avvocati della parte italiana di completare l’esposizione delle loro argomentazioni.


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