by Sergio Segio | 7 Marzo 2012 9:24
Un libro che ha suscitato, appena giunto nelle librerie, l’interesse di personalità politiche e della cultura di primo piano. Non solo a Roma (dove il panel dei presentatori è formato da Emma Bonino, Ignazio Marino, Bruno Manfellotto, Filomena Gallo e Daniele Garrone) ma a Milano (dove il 19 sarà presentato, tra gli altri, da Umberto Veronesi, Beppino Englaro, Mario Riccio e Marco Cappato) e in molte altre città che in questi giorni mi stanno invitando a parlare del mio lavoro. Colgo l’occasione per affidare a «l’Unità », che da tempo ospita miei articoli su questi temi, una riflessione politica.
Da anni tutte le indagini demoscopiche e i sondaggi ci dicono che c’è una maggioranza di italiani favorevole al testamento biologico ed alla eutansia: dell’80/90 per cento nel primo caso, del 60/70 per cento nel secondo. Ora, nessuno pretende che il governo tecnico si faccia carico di affrontare anche questi scottanti problemi di bioetica. Ma tra un anno, alla vigilia delle elezioni, tornerà il tempo della politica. Ed è necessario fin d’ora esercitare tutta la pressione di cui siamo capaci nei confronti dei partiti di centro sinistra (ma anche della componente finiana del Terzo Polo e dello stesso Pdl, dove mi sembra spiri una sana aria di «tutti liberi») perché si pronuncino con chiarezza su questi temi. Soprattutto, dobbiamo cercare di smuovere su questo il Pd, perché è il maggiore partito del centro sinistra ed è quello che designerà il candidato premier. C’è un fatto nuovo che mi sembra sia sfuggito ai più. Sappiano tutti che in tre delle dieci maggiori città italiane il Pd non è riuscito a far prevalere un proprio candidato. Ma è stato dato poco risalto al fatto che i due sindaci già eletti (Pisapia a Milano e De Magistris a Napoli) hanno posto fra le loro priorità politiche ed hanno già preso misure concrete in merito i due registri comunali dei testamenti biologici e delle unioni di fatto. E lo stesso ha promesso di fare, se sarà eletto, il professor Doria, candidato sindaco di Genova, che su questi temi intende battersi anche al livello nazionale. Non pensano i dirigenti del Pd che stanno sottovalutando l’interesse degli elettori per questi temi? Per questo formulo una proposta: traduciamo in una giornata di riflessione e di confronto politico i temi trattati nel mio libro. Penso perfino a un titolo possibile: «Una agenda laica, per una nuova stagione dei diritti dei diritti civili».
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