Tav, riunione super veloce con i sindaci

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E intanto sabato prossimo in piazza Castello a Torino inizierà  un digiuno pubblico a staffetta per chiedere di riaprire la discussione. Parola d’ordine: «Ascoltateli». Tra i firmatari dell’appello, Vittorio Bertola, Fabrizio Biolè, Juri Bossuto, Giulietto Chiesa, Turi Cordaro (Salvatore Vaccaro), Michele Curto, Paolo Hutter, Ugo Mattei, Luca Mercalli, Gianni Vattimo. Ma il governo non ha nessuna intenzione di ascoltare. Tira dritto per la sua strada, costi quel che costi, e finisce per frustrare ogni mediazione che non sia quella con gli apparati dei partiti che lo sostengono. Si tratta di un modo di operare che in un periodo di crisi economica e di crisi ancora più grave della politica non può che radicalizzare lo scontro.
Per questo la Val Susa militarizzata è diventata un simbolo, anche per chi in quella valle non ci è mai stato: un presidio per difendere la democrazia e il diritto di manifestare. Il braccio di ferro voluto dal governo viene vissuto come un confronto da non perdere perché lascerà  il segno anche quando il conflitto riguarderà  altri temi critici che certo non mancano ben oltre la Val di Susa.
L’incontro di lunedì suona come un tardivo e poco credibile tentativo di mediare. Non sembra rivolto a chi è contro il Tav, ma a chi è pronto a discutere di eventuali contentini. «Credo ci sia lo spazio per chi vuole discutere le modalità  di realizzazione dell’opera – ha detto l’ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino – non per chi vuole porre veti». Ancora più chiaro Antonio Saitta, presidente della Provincia di Torino: «Non si farà  una chiacchierata ‘Sì Tav’, ‘No Tav’, si discuterà  su come attuare le decisioni del governo. Si cominceranno a studiare le modalità  per dare attuazione ai programmi per le ricadute economiche ai territori». Solo all’ultimo momento è stato invitato anche il presidente della comunità  montana Sandro Plano. «Vogliamo evitare che si parli di polemiche quando noi vogliamo solo costruire – ha detto il governatore del Piemonte Roberto Cota – Anche per Plano forse è l’ultima occasione per essere costruttivo». Insomma la parola chiave è costrutire. E basta.
La linea di Vendola
«Penso che la critica alle grandi opere che violentano l’ambiente e la salute dei cittadini sia legittima – ha detto invece ieri Nichi Vendola – non è possibile che mentre tutto il welfare è sotto attacco solo le piramidi dei nuovi faraoni non possano essere messe in discussione. Il Tav non è condivisibile». E così il segretario ha risposto anche a quella minoranza capeggiata dall’ex presidente della comunità  montana, e ora consigliere provinciale di Torino, Antonio Ferrentino, che con altri otto esponenti di Sel ha mandato una lettera a Vendola per chiedergli di «riaprire il confronto nel partito senza accodarsi a quella parte del movimento No Tav che non vuole discutere».


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