Svolta per i trapianti il sì alla donazione sulla carta d’identità 

by Editore | 5 Marzo 2012 8:44

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ROMA – I donatori di organi tornano a crescere e si avvia a diventare operativo il progetto di apporre sulla carta d’identità  (solo volontariamente) la propria adesione alla donazione in caso di morte. Il ministero dell’Interno ha ripreso in mano la partita avviata nel 2010 con il decreto Milleproroghe: prevedeva, appunto, l’eventuale adesione del cittadino esplicitata sul documento d’identità  (in caso di non adesione, o di volontà  di tutela del proprio convincimento, si era scelto di evitare qualsiasi menzione). Gli uffici del ministero dell’Interno ora stanno lavorando sui decreti attuativi inserendo la “questione donazione” all’interno della sperimentazione della carta d’identità  elettronica. Oggi in Consiglio dei ministri ne parleranno Renato Balduzzi e Annamaria Cancellieri. In parallelo il Centro nazionale trapianti ha annunciato la partenza a breve di un progetto pilota in Umbria, a cura del ministero della Salute e dell’Anci. Prevede che i Comuni interessati – Perugia e Terni sono i due più grandi – sottopongano un modulo di adesione alla “donazione degli organi” a tutti i cittadini che per la prima volta richiedono la carta d’identità  o la rinnovano. Chi risponderà  “sì” al questionario, entrerà  nel database nazionale, che oggi conta un milione e 320 mila persone. Finora l’istituzione deputata a offrire al cittadino la possibilità  di scelta era l’Azienda sanitaria locale, ma, nella speranza di far crescere i donatori, la segnalazione e la cura dell’argomento vengono spostate sul Comune, come d’altronde indicato dal ministro Livia Turco a partire dal 2006. 
Ci sono stati primi esperimenti sul “sì” inserito sulla carta d’identità  in alcuni paesi del Veneto e due anni fa l’ex sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, fece consegnare ai diciottenni un tesserino sul quale s’indicava l’adesione personale alla donazione. «Vogliamo una scelta libera e consapevole», dice Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro nazionale trapianti. «Siamo favorevoli alla diffusione del messaggio, ma attenti che la nostra azione non venga scambiata per una forzatura. Non ne abbiamo bisogno». Nanni Costa allude alla ripresa delle donazioni dopo l’arretramento registrato a metà  del 2010. I pazienti trapiantati oggi sono quasi tremila, e in crescita. Gli organi trapiantati 3.135, e in crescita. Sono in aumento i trapianti di rene da vivente e le donazioni di cornee. L’Italia è il terzo paese donatore dopo Spagna e Francia e il secondo (dopo la Spagna) come numero di familiari che, a fronte della richiesta in Rianimazione da parte degli operatori, dicono di “sì”. 
Nel 2011 la percentuale dei congiunti che si sono opposti alla donazione degli organi del parente deceduto è scesa al 28,3% e lo scorso gennaio c’è stato un ulteriore calo al 24,1%. Restano alte, però, le attese. Per il trapianto di un cuore si aspetta due anni e mezzo, tre anni per un rene, quattro anni per un pancreas. Dieci pazienti sui cento che attendono un polmone, muoiono prima.
In Germania il governo, per cercare di incentivare donazioni in crisi, darà  mandato alle “casse-malattia” dell’apparato sanitario tedesco di chiedere regolarmente ai loro iscritti se accettano o meno l’espianto degli organi in caso di morte: sarà  obbligatorio rispondere “sì” o “no” ed entrambe le risposte entreranno in una banca dati. «In Italia siamo più avanti e preferiamo informare per avere scelte consapevoli piuttosto che stimolare una risposta positiva», dice il dottor Nanni Costa. «A fronte del milione e 300 mila persone che hanno comunicato il loro “sì”, stimiamo ci siano almeno cinque milioni di cittadini favorevoli». Per donare, infatti, può bastare una dichiarazione scritta accompagnata da data e firma e non è obbligatorio farla conoscere alle autorità . «Molti la tengono in un cassetto o nel portafogli». Oggi il donatore ha un’età  media alta, intorno ai 57 anni, ma con le possibilità  aperte dai perfezionamenti clinici e chirurgici si possono trapiantare reni di settantenni. «La sopravvivenza di chi li riceve è la stessa di chi riceve organi più giovani».

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