Sul web rispunta l’elenco dei «163 docenti ebrei»

by Editore | 21 Marzo 2012 6:35

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ROMA — Risalire al più presto agli autori della pubblicazione. Aumentare il controllo della Rete e potenziare la caccia ai siti di matrice neonazista e antisemita. Ma soprattutto, da subito, innalzare la vigilanza e la tutela degli «obiettivi sensibili» di cultura e religione ebraica: scuole, monumenti, edifici di culto. Il capo della Polizia, Antonio Manganelli, ha inviato ieri sera una circolare urgente a prefetti e questori per lanciare l’allerta, subito dopo la diffusione sul sito «Holywar» di una lista con 163 nomi di giuristi, filosofi, storici, economisti e letterati famosi, titolari di cattedre in 26 università  italiane (da Roma a Trieste, da Torino a Palermo, da Milano a Napoli) accusati di esser «sayanim» — devoti — e di collaborare con i servizi segreti israeliani. Il questore di Roma, Francesco Tagliente, ha mobilitato intorno alla sinagoga e agli altri «siti d’interesse» Digos, commissariati e volanti.
L’allarme è alto e non va sottovalutato, perché arriva all’indomani della strage alla scuola ebraica di Tolosa e dopo che il delirio via web si è propagato, col rischio di innescare altri fanatici in giro. Queste nuove «liste di proscrizione», proprio oggi che si celebra la Giornata internazionale contro la discriminazione razziale, vengono definite dall’ex ministro alle Pari opportunità , Mara Carfagna e dall’attuale ministro per la Cooperazione e l’integrazione, Andrea Riccardi, «una squallida provocazione da respingere». «Oscurare quel sito», invoca la Carfagna. E Riccardi chiede ora «maggior impegno da parte di tutti» per «isolare i predicatori dell’odio».
Quello dei docenti italiani, tra l’altro, non è l’unico elenco divulgato ieri in Rete, perché il sito «Holywar» ha un’intera sezione dedicata al nostro Paese e dentro si trovano i nomi di numerose altre personalità , accusate di essere «molto pericolose» in quanto «complici» di Israele: direttori di giornale, scrittori, artisti, parlamentari europei. E c’è perfino una mappa inquietante dei cognomi di origine ebraica in Italia, con la loro presenza città  per città . 
Il presidente della comunità  ebraica romana, Riccardo Pacifici, suffragato dal sindaco Gianni Alemanno, è durissimo: «C’è ormai bisogno di una legge, a livello internazionale, che blocchi sul web i fenomeni di incitamento al razzismo e quindi all’antisemitismo, così come avviene per la pedopornografia». Per il presidente degli ebrei romani, l’Italia potrebbe farsi promotrice europea di questa legge da portare all’Onu. Ma Pacifici punta il dito anche sulla necessità  che «si velocizzino» i processi già  in corso contro «i criminali» del web, perché pure «coloro che sono condannati, difficilmente poi scontano la pena». In effetti, la lista di proscrizione dei 163 docenti italiani comparve già  nel 2008 e la polizia postale riuscì subito ad individuarne l’autore e a oscurare il sito. Ma il «copia e incolla» in Rete è un fenomeno quasi impossibile da arginare ed ecco dunque che ci risiamo. Questi siti pericolosi vengono però continuamente monitorati dal Centro di documentazione ebraica contemporanea (Cdec) di Milano, che nel suo ultimo report quadriennale (2007-2010) così scriveva: «In Italia l’antisemitismo cresce e si diffonde online. Attraverso Internet la propaganda e la diffusione di idee intolleranti diventa più facile…». Parole profetiche.

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