STORIA DEGLI EMIGRANTI CHE FECERO L’AMERICA

by Editore | 15 Marzo 2012 7:31

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Maria e Nicola sono due ventenni meridionali che lasciano il loro piccolo paese in seguito alla morte del loro padre e vanno a vivere in America. Su questa premessa nasce L’America non esiste (Mondadori), il secondo romanzo di Antonio Monda. 
Sono gli anni Cinquanta e il loro approdo è New York, un posto in cui «si cammina velocemente, perché così si vive». Il cugino del padre li accoglie con calore, li sistema in un piccolo appartamento e gli chiede in cambio di lavorare come portinai.Nicola reagisce con rabbia al cambiamento. Detesta il mondo in cui è arrivato, gli pare rozzo, volgare e senza storia, rimpiange la patria, fino a mitizzarla: «Gli si illuminavano gli occhi quando diceva che i romani chiamavano la sua terra Campania felix».Maria invece sembra indifferente al nuovo mondo: non sente il bisogno di uscire dal suo appartamento, non sembra turbata dalle difficoltà  economiche e rivolge perenne la sua attenzione all’unica domanda che la scuote. Ovvero quale sia il senso dell’esistenza per lei che da piccola veniva appellata “Piena di grazia” dal padre e che in America invece sarà  solo una ragazza “graziata” o almeno così la faranno sentire. Alla donna che si accontenta il destino regala la conoscenza di Nathan, uno spiantato attore ebreo che si è intrufolato un giorno nel palazzo dove Maria lavora. Sarà  lui a farle conoscere la città : la notte sotto il cielo viola e azzurro a Manhattan, i grattacieli che diventano ancora più grandi se visti con gli occhi da bambina, la città  come un deserto di uomini, Chinatown un posto magico con i piccoli templi cinesi. Ed è in queste pagine che appare meglio la voce del narratore, un omaggio a colui che vede senza essere visto, lo sguardo di quel demone nascosto che Isaac Singer chiamava dybuk.
Nicola invece che è più terragno, inizia a collaborare con alcuni manager nell’ambiente della boxe. Sono gli anni di Rocky Marciano e Nicola gli è accanto mentre diventa un campione. Tra le efficaci pagine in cui Monda racconta fiato e guantoni c’è anche il mitico incontro di Marciano con un Lee Savold ancora peone. Nicola lascerà  i bordi del ring per l’amore di una gallerista e grazie a lei entrerà  a contatto con scrittori, drammaturghi e registi come Elia Kazan: «un uomo dal naso grande e lo sguardo imperioso, di chi ha conosciuto la miseria e sa che l’unico modo di non ricevere ordini è darne». Sono questi, e sono molti, i ritratti con cui Monda ci racconta perché «l’America non esiste»: un crogiolo di vite e caratteri che si compongono come in una tela astratta eppure un luogo in cui tutto è possibile. Un paese, dice Nicola, «dove anche lui era costretto a vivere e si poteva arrivare ovunque… conquistare una posizione dove chiunque fosse obbligato a guardarti dal basso in alto». Nell’infinito spettro delle categorie in cui si dividono gli scrittori, Ferruccio Parazzoli ci ha insegnato il confronto tra i seguaci del partito di Hemingway e quelli del partito di Cechov. Da una parte ci sono gli scrittori ricchi di nuclei, quelli del «vivere tanto per scrivere altrettanto» o che almeno ci provano («Aveva amato troppo, domandato troppo, e aveva esaurito tutto» ne Le nevi del Kilimangiaro); dall’altro invece c’è il gruppo di chi parte a mani vuote e non pensa di tesaurizzare racconti con la propria vita, perché c’è il Mondo e c’è il Creato, le loro complessità  e i minimi dettagli: partire da qualunque oggetto per raccontare, «anche da una macchinetta del caffè» come annotava Cechov. 
Antonio Monda all’inizio sembra aver scelto la linea dettata dal partito di Hemingway. L’autore è emigrato in America, la sua l’esperienza personale è rintracciabile dentro Nicola e dentro Maria, ma il romanzo non potrà  mai essere autobiografico. Perché mentre i due protagonisti sembrano avviati ad essere artefici del loro destino, divisi dal successo e dall’amore, dalla rabbia e dalla grazia, subentra l’America, che spariglia il gioco, il mondo che fagocita i due personaggi. A quel punto Monda raggiunge un luogo concentrato di energie e storie che si dispiegano. E questo invece risponde al programma e alle leggi del partito di Cechov.

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