by Editore | 9 Marzo 2012 7:51
ROMA – Giorgio Squinzi, sessantanovenne fondatore della Mapei, sarà , salvo sorprese dell’ultimo minuto, il successore di Emma Marcegaglia alla presidenza della Confindustria. I tre saggi (Luigi Attanasio, Antonio Bulgheroni e Catervo Cangiotti) hanno terminato di consultare la base e i membri della Giunta confindustriale e il risultato che informalmente hanno confidato ad alcuni imprenditori sarebbe inequivocabile: 105 voti per Squinzi, 47 per il suo concorrente Alberto Bombassei, presidente della Brembo.
I giochi, dunque, sembrerebbero chiusi. Eppure la campagna elettorale prosegue perché Bombassei è convinto che il risultato finale nel segreto dell’urna possa essere diverso. I più stretti collaboratori del patron della Brembo parlano di un testa a testa e contestano la stessa attendibilità dei numeri in mano ai saggi. «Vedremo come andrà il voto», dicono. Tanto più che gli industriali veneti, seppur con diversi distinguo, si sono schierati a maggioranza con Bombassei.
Di certo Bombassei ha superato l’asticella del 15 per cento dei voti assembleari, quota che gli permette di presentarsi al giudizio dei 187 membri (in media sono però presenti non più di 170) della Giunta convocata per il 22 marzo per la designazione del prossimo presidente della lobby degli industriali. Il 19 aprile ci sarà l’illustrazione del programma e della squadra e il 23 maggio l’elezione da parte dell’assemblea privata. Il giorno dopo la prima assemblea pubblica del nuovo presidente.
Ancora una decina di giorni, dunque, per concludere una disputa tra le più aspre nella storia della Confindustria e che forse, anche così, rimarca la fase di crisi profonda di rappresentatività dell’associazione di Viale dell’Astronomia. L’ha riconosciuto ieri l’ex presidente degli industriali Luca di Montezemolo che con alcuni interlocutori ha parlato di una campagna fatta «a colpi di finte notizie e di veleni». Montezemolo, che è stato tra i supporter di Bombassei, si è detto personalmente «molto infastidito» per essere stato più volte tirato dentro lo scontro: da ultimo con la notizia – non confermata – di un suo pressing perché Bombassei si ritirasse.
Difficile, ma non ancora impossibile, un accordo tra i due schieramenti. Si vedrà , ma intanto è partito il “toto vicepresidenti” per quella che potrebbe essere la squadra di Squinzi (sostenuto pure dalla Marcegaglia) nel caso il voto della Giunta confermasse i numeri in possesso dei tre saggi. Il braccio destro di Squinzi dovrebbe essere Aurelio Regina, presidente di Unindustria di Roma e delle altre province laziali, che è stato uno dei protagonisti della campagna elettorale. Regina è in pole position per la delicata delega alle relazioni industriali. In campo dovrebbe entrare anche Fulvio Conti, amministratore delegato dell’Enel. Per Conti dovrebbe esserci la delega per Centro studi. Con Conti non ci sarà posto per Paolo Scaroni, ad dell’Eni, che all’ultimo ha scelto Squinzi dopo un iniziale parziale endorsement per Bombassei. Per rappresentare le regioni del Mezzogiorno si fa il nome dell’industriale anti-mafia Ivan Lo Bello, anche se l’interessato sembra abbia altre ambizioni. Nella lista ci sono pure Antonella Mansi, ex presidente degli industriali toscani, e Gaetano Maccaferri, leader degli imprenditori dell’Emilia Romagna. Non è ancora detto che ci sarà un posto per un rappresentante del Veneto. Nel caso il nome più gettonato è quello di Andrea Bolla, presidente della Confindustria di Verona. Poi bisognerà capire se, oltre a Squinzi, ci sarà spazio per un altro esponente dell’Assolombarda, la più potente territoriale di Confindustria.
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