Snam-Eni, vertice all’Economia regia Cdp per la società  delle reti

by Editore | 1 Marzo 2012 8:24

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MILANO – Grandi manovre in corso per la vendita di Snam. La separazione della rete del gas, dopo 60 anni passati nell’orbita e sotto la diretta dipendenza di Eni, è ormai una certezza messa nero su bianco dal decreto liberalizzazioni. Con il gruppo guidato da Paolo Scaroni che sarà  costretto a mettere in vendita la sua quota di maggioranza entro 18 mesi dall’entrata in vigore della legge (fine settembre del 2013).
Un anno e mezzo di tempo per decidere come, e varare un’operazione che si annuncia complessa. E a cui sta guardando tutta la comunità  finanziaria, non fosse altro perché Snam vale in Borsa oltre 12 miliardi di euro ed è un titolo che sta nei portafogli di molti fondi di investimento.
Non stupisce, allora, il vertice che si è tenuto l’altro giorno, al ministero dell’Economia, tra il viceministro Vittorio Grilli e l’amministratore delegato di Eni. Un incontro in cui Scaroni ha presentato il punto di vista della società , ribadendo – a quanto è stato possibile apprendere – i pareri già  espressi anche in occasioni pubbliche nei giorni scorsi.
Un punto su tutti. I vertici di Eni vedono con sfavore una delle soluzioni allo studio da parte dei tecnici di Grilli: la scissione delle azioni Snam tra i soci Eni, che si ritroverebbero così un’azione del Cane a sei zampe e una di Snam. L’ipotesi avrebbe il vantaggio, per il governo, di non dover tirare favore un euro per mantenere la rete del gas sotto il controllo pubblico. Ma Eni, che possiede il 52% delle quote di Snam, avrebbe solo il vantaggio di poter deconsolidare il debito della sua controllata (circa 11 miliardi), però non potrebbe contare su un incasso secco tra 5 e 6 miliardi, secondo la valorizzazione della quota.
Scaroni, a quanto pare, non avrebbe solo espresso le sue riserve su questa soluzione, ma avrebbe anche avanzato alcune proposte. L’idea sarebbe quella di far intervenire la Cassa Depositi e Prestiti, che potrebbe salire fino al 29,9% di Snam e costituire poi una newco, una nuova società  delle reti in cui far confluire anche Terna, la società  che gestisce gli impianti ad alta tensione.
Secondo la proposta, Cdp potrebbe pagare parte in contanti e parte assorbendo alcuni dei debiti di Snam nella “newco”, una sorta di soluzione di compromesso rispetto all’ipotesi scissione che il Tesoro sta valutando. Tra l’altro, la soluzione è facilitata dal fatto che Cassa Depositi e Prestiti controlla già  il 26,3% di Eni e il 29,99% di Terna. L’idea prevalente è quella che la newco abbia la funzione di una holding che abbia sotto di sé le due società  operative, i tubi del gas da una parte e le reti ad alta tensione dall’altra. Anche se, secondo un’altra linea di pensiero, il tesoro sarebbe costretto a pagare per qualcosa che è già  suo, quando potrebbe fondere direttamente Snam con Terna.
Detto che si tratta ancora di ipotesi allo studio, non si può dire che il dossier non sia in mano alla persona giusta, visto che Vittorio Grilli, già  ragioniere capo dello Stato, dal 1994 al 2000 è stato dirigente generale della direzione analisi economico-finanziaria e privatizzazioni. Bisognerà , però, capire anche come la pensa il ministro Corrado Passera, che per il governo ha seguito il decreto liberalizzazioni e che non potrà  non dire la sua su un settore strategico come le reti.

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