Semplificazioni, posta la fiducia saltano le assunzioni nella scuola

by Editore | 8 Marzo 2012 7:42

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ROMA – Il compromesso sulla scuola, alla fine, è al ribasso. Salta il blocco degli organici, previsto dalla manovra Tremonti (ma non i suoi tagli alla scuola: 3,2 miliardi nel 2012). Organici che potranno essere adeguati, ogni tre anni, al numero crescente degli studenti, finanziati da lotto e superenalotto e da un fondo del ministero. Ma salta anche, in modo definitivo, l’assunzione di 10 mila insegnanti precari. Saltano, soprattutto, i nervi. Lo scenario è il decreto sulle semplificazioni, giunto ieri alla Camera dopo ore di scontri furibondi, nelle commissioni Affari costituzionali e Attività  produttive, tra governo e maggioranza. Decreto su cui l’esecutivo ha posto in serata la fiducia. La votazione per appello nominale inizierà  oggi stesso, il voto finale arriverà  martedì. Come previsto, nessuna traccia dell’emendamento correttivo al decreto liberalizzazioni sulle commissioni bancarie. La norma «non è mai entrata» nel decreto semplificazioni, «né c’è mai stato un emendamento presentato» sul tema, ha chiarito il ministro Patroni Griffi. Una questione calda da risolvere altrove, dopo le clamorose dimissioni del vertice Abi.
Altrettanto esplosiva la giornata di ieri a Montecitorio. Prima la trattativa tesissima sulla scuola, mal digerita dal Pd che aveva proposto la norma per la regolarizzazione dei precari, grazie all’aumento delle accise su birra e alcolici, approvata dalle commissioni competenti, ma vanificata nella notte tra lunedì e martedì dal governo in commissione Bilancio (il sottosegretario all’Economia Polillo), per mancanza di copertura finanziaria (il prezzo della birra sarebbe salito troppo, secondo Polillo). Poi la norma sul Fondo di riserva per gli imprevisti, a disposizione di Palazzo Chigi, che rivede l’automatismo del reintegro obbligatorio del fondo con l’aumento dell’accisa sulla benzina, se viene utilizzato per le calamità  naturali. Polillo reagisce malissimo: «Non possiamo rimanere senza il Fondo», convinto di una sua cancellazione. E minaccia: «O facciamo un maxi-emendamento o modifichiamo in Senato il testo. Deciderà  il presidente Monti». Reagisce d’istinto il relatore del Pd, Bressa: «Il Parlamento non può essere trattato così. Questo è inaccettabile. Se il governo pone la fiducia in Aula, il Pd non voterà  questo testo». Poi, in serata, il ministro Patroni Griffi getta acqua sul fuoco: «Se metteremo la fiducia, lo faremo sul testo delle commissioni». E la conferma arriva più tardi dal ministro Giarda. Nel frattempo, Franceschini, capogruppo pd alla Camera, smorzava: «Mai pensato di non votare la fiducia. Ma resta un problema molto grave dal punto di vista istituzionale». Uno strappo in piena regola.
Nel testo che dovrebbe semplificare la vita degli italiani rimane, dunque, la norma sul Fondo, nonostante le minacce di Polillo. Tra le novità  dell’ultima ora, passa un emendamento a firma Romani-Saglia (Pdl) che renderà  meno gravoso l’accesso all’ultimo miglio della rete di telefonia fissa per i concorrenti di Telecom Italia, attraverso la disaggregazione dei costi di affitto e manutenzione. «Liberalizzare la concorrenza spingerà  anche l’operatore ex monopolista a privilegiare gli investimenti in fibra ottica con grossi vantaggi sia dal punto di vista tecnologico che per gli utenti finali», spiegano i due deputati. «Un eccesso di concorrenzialità  di cui il nostro Paese francamente non ha bisogno», lamenta Bonanni (Cisl). «C’è il rischio di migliaia di esuberi in Telecom», avverte Miceli (Cgil).

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