Seicentomila ricchi tra fondi, barche e Suv ma per il fisco sono venti volte di meno

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Pochi pagano le tasse, molti ostentano il lusso. La ricchezza in Italia è un mostro a due teste: da una parte i 30 mila contribuenti onesti che dichiarano redditi sopra i 300 mila euro lordi annui, dall’altra i furbetti del Fisco. Ovvero molti dei 600 mila italiani che hanno portafogli finanziari straboccanti, sopra i 500 mila euro, per un totale di oltre 800 miliardi di investimenti, fanno vacanze tutto l’anno su super yacht, sgommano a bordo di costosissimi bolidi, viaggiano in elicottero. E dichiarano 20 mila euro lordi l’anno, il doppio della paga di un co.co.pro. I conti non tornano e l’evasione delle tasse si conferma il vero nodo scorsoio dell’economia italiana. Che punisce gli onesti e intoppa la crescita. Più di 600 mila superpaperoni hanno patrimoni finanziari superiori al mezzo milione di euro. Eppure appena 30.590 italiani dichiarano di guadagnare sopra i 300 mila euro. Venti volte meno. Questa volta i conti proprio non tornano. Ancora meno se consideriamo che in Italia la maggior parte dei proprietari di yacht, bolidi, aerei privati ha un reddito medio “ufficiale” di 20 mila euro. A fronte di 100 mila barche di lusso, ovvero natanti lunghi almeno 10 metri, 595 mila supercar da 248 cavalli (185 kw), 518 elicotteri privati. Com’è possibile se, come calcola la Banca d’Italia, il 10% più ricco della popolazione possiede ben il 44% della ricchezza nazionale?

I (POCHI) RICCHI SOPRA I 300 MILA
Invisibili al Fisco, visibili nei consumi e negli investimenti. Puntuale, la contraddizione spunta come un fenomeno carsico. I nuovi dati sulle dichiarazioni 2011, comunicati ieri dal Dipartimento delle finanze, per la prima volta isolano il numero di italiani più fortunati, ma anche onesti, che nel 2010 hanno guadagnato più di 300 mila euro, lo 0,07% di chi presenta Unico, 730 o 770 (la precedente classificazione conteggiava quelli sopra i 200 mila euro). Si tratta di appena 30.590 contribuenti, un medio Comune italiano, e hanno versato al Fisco 7 miliardi di imposte su un totale di quasi 150 miliardi (il 4,7%). In pratica, 18 mila lavoratori dipendenti, 6.300 autonomi, 7.800 pensionati, per lo più, che pagano, tra l’altro, anche il discusso e tormentato contributo di solidarietà , voluto dalla manovra di agosto di Tremonti (il 3% sulla parte eccedente i 300 mila euro).

I PATRIMONI MOBILIARI
Eppure qualcosa stona. Secondo una ricerca dell’Associazione italiana private banking (confermata anche in analoghi studi, Uil, Bankitalia), circa 611 mila italiani posseggono corposi patrimoni mobiliari (fondi, titoli, azioni), sopra i 500 mila euro, per un totale di quasi 880 miliardi. Una cifra enorme, non molto distante, per dire, dal trilione di euro, i 1.000 miliardi prestati dalla Bce di Mario Draghi alle banche europee negli ultimi tre mesi contro la crisi dei debiti sovrani. Oltre 400 mila italiani hanno investimenti fino a un milione di euro. E quasi 8 mila super-super-ricchi oltre i 10 milioni.

IL LUSSO
Altra cartina di tornasole, i consumi di lusso. Ben 42 mila dei 100 mila yacht dai 10 metri in su sono di proprietà  di quasi nullatenenti che dichiarano 20 mila euro lordi annui, secondo un recente rapporto dell’Anagrafe tributaria, predisposto proprio per studiare gli effetti della “patrimoniale sul lusso” voluta dal Salva-Italia di Monti, la famosa tassa sullo stazionamento delle barche, presto riconvertita (viste le proteste e le presunte fughe all’estero dei natanti) in tassa sul possesso nel Cresci-Italia (liberalizzazioni). E che dire poi delle 180 mila Mercedes, Bmw e Audi di fascia superiore? C’è da augurarsi che almeno i proprietari delle 620 Ferrari e le 151 Lamborghini siano tra i pochi ma onesti 30.590 contribuenti non evasori. Poche speranze infine sul club più clamoroso di finti poveri da 20 mila euro. Sono 518 italiani che dichiarano il doppio di quanto guadagna in un anno (lordi) un cocopro, ma hanno un vantaggio che il precario può solo sognare: un elicottero pronto all’uso, magari sul tetto o nella piazzola di casa. Poveri, ma veloci.


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