Se Due Ragazzi Giustiziati non Fanno Notizia

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Un colpo di pistola alla nuca per Vladislav Kovalev e Dmitry Konovalov, unici imputati per l’attentato dell’11 aprile 2011 al metrò di Minsk, stazione Oktyabrskaya, 15 morti e 300 feriti. Meno di un anno per processare e giustiziare due operai di 26 anni definiti dal presidente Aleksandr Lukashenko «un pericolo per la società  bielorussa». I loro corpi sono stati fatti sparire in fretta. Dopo l’annuncio della morte qualcuno a Minsk ha deposto fiori sul luogo dell’attacco.
Mandati a morte in nome della giustizia nell’ultimo Stato staliniano d’Europa. Non ha più senso domandarsi se fossero colpevoli quei due ragazzi spauriti e apparentemente incapaci di costruire da soli, in una casa dove non è stata trovata traccia di esplosivo, un ordigno così potente. Se comprendessero appieno il significato della formuletta confezionata da Lukashenko che avevano pure ripetuto durante il processo: «Un attacco per destabilizzare il Paese». Si erano dichiarati colpevoli, poi Kovalev aveva ritrattato. Per tutti era ormai familiare il volto pallido e sfinito della signora Lubov, madre coraggio rimasta sola a lottare contro un apparato repressivo sovietico, un sistema giudiziario fantoccio che emana verdetti su ordinazione in quest’arcipelago Gulag a tre ore di volo da Roma. L’ultimo Paese europeo a mantenere la pena capitale. Cos’è la giustizia esercitata da un regime che calpesta i diritti fondamentali e assicura l’ordine sociale con il terrore, che non conosce la separazione dei poteri propria dello Stato di diritto, imprigiona e tortura gli oppositori e ricorre al simbolismo catartico della morte inflitta per tenere a bada le pulsioni di una società  senza libertà , sotto ricatto, isolata? Cos’erano Kovalev e Konovalov, esecutori agli ordini di mandanti ignoti, agnelli sull’altare della propaganda, numeri nelle statistiche della lotta al crimine, marionette per deviare l’attenzione dai maneggi di un potere corrotto e rinsaldare al suo posto l’uomo forte e baffuto ormai paria in Europa? La pena capitale è motivo di scandalo per i credenti che riconoscono potere di vita e morte solo al loro Dio e per i laici che pongono l’intangibilità  della vita umana a fondamento della società . «Segno eterno di barbarie», disse Victor Hugo. Per Kovalev e Konovalov hanno preso posizione il Consiglio d’Europa, la Ue con Lady Ashton. Ma nessuno dei grandi leader occidentali. La mobilitazione si è fermata al livello dei professionisti dei diritti umani. La Bielorussia dove tanti italiani fanno affari non ha sponsor né testimonial nel girone politico-mediatico. Non ricordiamo neanche che ci è nato Marc Chagall. Chi ricorderà  Vladislav e Dmitry.


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