SE DIMINUISCE LA POVERTà€

by Editore | 13 Marzo 2012 13:11

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La lista dei pronostici funesti è lunga e facile da compilare. Le cattive notizie abbondano. Tanto più sorprende, quindi, che le buone notizie passino quasi inosservate. E in questi giorni il mondo ha ricevuto un’ottima notizia. La povertà  nel 2010 si è dimezzata rispetto al 1990 e il numero dei poveri è diminuito in ogni parte del mondo.
È così: secondo un recente rapporto della Banca mondiale, tra il 2005 e il 2008, nell’Africa subsahariana, nell’America Latina, nell’Asia e nell’Europa orientale si è ridotta la percentuale di persone che vivono in condizioni di estrema indigenza (cioè quelle persone che guadagnano meno di 1,25 dollari al giorno). È la prima volta che una cosa del genere succede da quando si è cominciato a tenere statistiche sulla povertà  a livello mondiale. Questo risultato è tanto più sorprendente in quanto questa diminuzione della povertà  avviene durante la crisi economica più grave che il mondo abbia vissuto dai tempi della Grande Depressione.
Lo stesso presidente della Banca mondiale nel 2010 aveva manifestato la sua grande preoccupazione per l’impatto che avrebbe avuto la crisi sulla povertà  nel mondo: i suoi esperti stimavano che il numero di persone indigenti sarebbe aumentato nell’ordine di decine di milioni.
Per fortuna si sono sbagliati. Si sono sbagliati a tal punto che il pianeta raggiungerà  prima del previsto il traguardo di riduzione della povertà  fissato dagli Obiettivi di sviluppo del millennio, sui quali 193 Paesi delle Nazioni Unite si sono accordati nel 2000. Uno di questi obiettivi era dimezzare la povertà  estrema nel mondo entro il 2015. A quanto sembra, il traguardo è stato centrato con 5 anni di anticipo. La spiegazione è che, nonostante la crisi, le economie dei Paesi più poveri e più popolati hanno continuato a crescere e a creare occupazione. Ed è una tendenza che è cominciata trent’anni fa: ad esempio, dal 1981 a oggi sono usciti dalla povertà  660 milioni di cinesi. In Asia, la povertà  estrema, che negli anni 80 colpiva il 77 per cento della popolazione, nel 1998 riguardava solo il 14 per cento. Tutto questo non sta succedendo solo in Cina, India, Brasile o altri Paesi emergenti di successo. Sta succedendo anche in Africa. Secondo un altro studio, degli economisti Maksim Pinkovskij e Xavier Sala-i-Martà­n, tra il 1970 e il 2006 la povertà  in Africa è diminuita a ritmi sostenuti. La loro conclusione, basata su una rigorosa analisi statistica, è che in Africa «tutti i Paesi, compresi quelli con svantaggi geografici e storici, hanno ridotto la povertà . Sia i Paesi senza sbocco sul mare che i Paesi con ampie zone costiere, sia i Paesi ricchi di minerali che i Paesi che ne sono privi, sia i Paesi che godono di condizioni favorevoli per l’agricoltura che quelli più svantaggiati. Ci sono riusciti tutti, indipendentemente dalle diverse esperienze coloniali». Nel 1998, e per la prima volta da quando sono disponibili dati, ci sono più africani che vivono al di sopra della soglia di povertà  che africani che vivono al di sotto.
Tutto questo non significa che al mondo non continuino a esistere centinaia di milioni di persone la cui vita quotidiana è una tragedia inenarrabile. O che avere un reddito di 3 o 5 dollari al giorno, invece degli 1,25 che segnano la soglia della povertà  estrema, voglia dire godere di standard di vita accettabili. Niente di tutto ciò: la miseria continua a essere la condizione «normale» per la grande maggioranza degli abitanti di questo pianeta. Ma la situazione sta migliorando, e questa è una buona notizia.
E c’è un altro cambiamento che voglio credere sia una buona notizia: l’umanità  è sempre più intelligente. I test sul quoziente di intelligenza rivelano che la media mondiale è ogni anno più alta. È un dato controverso, perché molti sostengono che questi test sono viziati, o che ci sono forme diverse di intelligenza e che misurare una cosa del genere è impossibile. Ma per quelli che credono che queste misurazioni riflettano qualcosa di concreto, il fatto innegabile è che la media dei test va crescendo. Non c’è unanimità  fra gli esperti sulle ragioni di questo aumento, ma la tendenza segnalata dai dati è questa. È facile disdegnare questi risultati o argomentare che di fronte alle tante sfide che ci angustiano questo aumento dell’intelligenza media non trova riscontro in un mondo migliore. Può darsi. Però i dati sulla diminuzione della povertà  e il miglioramento di molti altri indicatori del benessere dovrebbero indurre scettici e pessimisti a maggior prudenza.
(Traduzione 
di Fabio Galimberti)

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