Sciopero fiscale e (forse) un corteo Sindaci in rivolta

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Allora a palazzo Chigi c’era Berlusconi e questa volta, con Monti al governo, alcuni primi cittadini sono più cauti, Piero Fassino per esempio si dice sicuro che «non ci sarà  bisogno di rimedi estremi». Ma Giuliano Pisapia chiarisce che «non sarebbe una manifestazione contro il governo ma a favore dell’equità  sociale e istituzionale». I comuni chiedono che vengano allentati i vincoli del patto di stabilità  interno e che venga rivista la quota del gettito Imu (la tassa sugli immobili) destinata alle casse centrali dello stato. L’Associazione nazionale dei comuni d’Italia (Anci) che guida la protesta martedì sarà  ricevuta a palazzo Chigi per un ultimo tentativo di mediazione.
«Il grido delle comunità  locali non è per scassare i conti del paese ma per avere più coesione sociale e per aiutare il paese a crescere», ha detto a Milano il presidente nazionale dell’Anci e sindaco di Reggio Emilia Graziano Del Rio, intervenendo a un incontro sul rapporto tra lo stato e gli enti locali organizzato dal Pd.
A Mario Monti i sindaci chiedono che all’interno del patto di stabilità  possano essere conteggiate in modo diverso le spese per investimenti rispetto alle spese correnti – in maniera da non inibire gli interventi per la collettività  almeno ai comuni che ne hanno la disponibilità  finanziaria. Inoltre i sindaci vogliono che vengano escluse dal patto le spese per le ondate di maltempo eccezionale, per l’edilizia scolastica e per il riassetto idrogeologico. Il governo, poi, secondo i primi cittadini dovrebbe permettere ai comuni di riaccendere mutui per gli investimenti e sbloccare i pagamenti verso i fornitori. Altra richiesta fondamentale è che venga ridotta la percentuale dell’Imu destinata direttamente allo stato che adesso è stabilita nel 50%. Per i sindaci dovrebbe essere non più del 30% (la differenza è di circa 4 miliardi di euro), per bilanciare la manovra si potrebbe operare una riduzione di uguale importo nei trasferimento dallo stato ai comuni. «I comuni non possono essere i gabellieri dello stato, la norma così com’è adesso presenta profili di incostituzionalità  – ha detto Giuliano Pisapia -, i comuni incassano i soldi, ma poi devono immediatamente trasferirli allo stato». I comuni, però, non possono ricorrere direttamente alla Corte costituzionale, ragione per cui chiederanno alle regioni di farlo per loro (la regione Valle d’Aosta lo ha già  fatto). In alternativa potranno sollevare un contenzioso giudiziario e in quella sede sollevare l’eccezione di incostituzionalità  della legge sull’Imu. Circola già  un modello preparato dall’Anci per consentire ai sindaci di diffidare le banche che effettuano il servizio di tesoreria comunale a girare gli introiti delle tasse sugli immobili alla tesoreria statale. Un vero e proprio sciopero fiscale, ma c’è chi frena. Fassino: «Sono proposte che vengono fatte giusto per sottolineare la nostra richiesta che il negoziato si apra».


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