Sciopero della fame e della sete nel Cie di Milo. I reclusi: “Condizioni disumane”
TRAPANI – Sciopero della fame e della sete degli immigrati reclusi nel Cie di Milo per protestare contro “le condizioni disumane” della detenzione a cui sono sottoposti e che formalmente sarebbe solo amministrativa perché irregolari con il permesso di soggiorno.
“Ci troviamo in condizioni disumane, veramente non avevamo mai visto questa faccia dell’Italia”, denunciano i reclusi a Redattore Sociale.
Pochi giorni fa c’è stata una fuga di massa dal Cie di contrada Milo, aperto la scorsa estate e gestito dal consorzio Connecting People in attesa del passaggio di consegne al consorzio Oasi di Siracusa, vincitore dell’ultimo bando. “Sessantotto sono scappati. Dopo la fuga, quelli che sono stati ripresi sono stati seduti per terra per due o tre ore di notte, urlavano e gridavano”, raccontano i trattenuti.
“Siamo in sciopero della fame, dell’acqua e dei farmaci – dicono – perché da qui non si esce. Si deve aspettare minimo un mese, un mese e mezzo per la domanda per avere il riconoscimento dello status di rifugiato. Quando chiediamo spiegazioni ci rispondono che siamo troppi. Le forze dell’ordine non fanno niente, anzi appena protestiamo, si rivolgono contro di noi. Questo è un commercio umano, ci sono malati psichiatrici che non possono stare qui. Fanno le proroghe del trattenimento senza farci incontrare un giudice”.
Ex detenuti raccontano che “nel Centro oggi è come ieri, oggi come domani così è la nostra giornata, un giorno come l’altro, devi tagliarti, devi fare un massacro del tuo corpo per avere qualcosa”. E continuano: “Siamo stati in carcere e capiamo quanti grammi toccano a un detenuto, qui ci danno poco da mangiare e non c’è un giorno in cui abbiamo mangiato all’ora di pranzo, mangiamo alle tre, la quantità è scarsa e la qualità di quello che ci danno da mangiare è molto scadente”. (Raffaella Cosentino)
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