by Editore | 20 Marzo 2012 7:17
«La mia azienda ha già trovato la via d’uscita: avendo capito che la riforma del lavoro è una priorità nell’agenda del governo, il rinnovo dei nostri contratti a termine per il 2012 è avvenuto previo inserimento di una piccola clausola: nel caso di imminenti cambiamenti legislativi che dovessero rendere più caro per l’azienda il costo del lavoro di quella persona, si conviene che il compenso pattuito al momento della stipula sarà rivisto al ribasso…». Come dire: quest’azienda avrebbe giocato in largo anticipo caricando i maggiori costi legati alla riforma, e mirati ad una maggiore tutela dei precari, direttamente sui precari stessi. Un caso isolato? Un’eccezione ai limiti (superati) della legalità ? Se così fosse, la fantasia di questo imprenditore si rivelerebbe davvero molto molto veloce. Troppo. Una cosa è certa: la lettera, indirizzata al ministro del Welfare, Elsa Fornero, racconta di una realtà che mal concilierebbe diritti e riforme. Si conclude con un appello: qualunque accordo può poggiarsi soltanto sul controllo che le regole del gioco vengano poi rispettate da tutti. Altrimenti i rischi di aggiramento, al di là del caso descritto, davvero potrebbero rivelarsi concreti. In fondo se il lettore non ha firmato la sua lettera, qualche disparità ancora dev’esserci. La riforma aiuti a superarla.
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