Roma a tutto sgombero

by Sergio Segio | 14 Marzo 2012 8:24

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ROMA. Roma, venerdì 24 febbraio 2012. Un campo “non tollerato” abitato da alcune famiglie rom in zona Laurentina viene sgomberato dalle forze dell’ordine. Nella stessa giornata, dall’altra parte della Capitale, a Tor Sapienza, un altro insediamento viene distrutto lasciando come uniche alternative il centro d’accoglienza per donne e bambini o la strada. Così è ricominciato il piano sgomberi del comune di Roma. Due giorni dopo è la volta di una quarantina di baracche nascoste tra la boscaglia, costruite nei pressi del campo rom “tollerato” di via del Baiardo, a Tor Di Quinto. Circa sessanta persone di etnia rom vengono allontanate dietro al plauso di gran parte dell’amministrazione Capitolina. Qui le operazioni di “bonifica” continuano anche nei due giorni seguenti, con la distruzione di una dozzina di abitazioni al giorno. A seguire, venerdì 2 marzo, è la volta di un insediamento in zona Marconi abitato da circa 70 persone. L’ultimo sgombero proprio qualche giorno fa in via di Torre Spaccata, con un bilancio di 8 persone portate in questura e madri con figli al seguito fuggite prima dell’arrivo della polizia. In totale fanno sette sgomberi in una decina di giorni. «E altri ne verranno effettuati nelle prossime settimane» annuncia il presidente della commissione Sicurezza, Fabrizio Santori.

Dal 31 luglio 2009, giorno in cui venne presentato il Piano Nomadi dell’amministrazione Alemanno, ad oggi, gli sgomberi ammontano a 425. Per un totale di spesa stimato dall’Associazione 21 Luglio, impegnata nella difesa dei diritti dell’infanzia, in sei milioni e mezzo di euro. «Gli oltre 400 sgomberi che hanno coinvolto le comunità  rom e sinte, con gravi sospetti di discriminazione, sono illegali perché violano quanto sancito dalle convenzioni internazionali» spiega il presidente dell’Associazione 21 luglio, Carlo Stasolla. Nessun preavviso scritto di almeno 24 ore, come prevede la legge in caso di sgombero (solo nell’ultimo caso gli abitanti sono stati preventivamente avvertiti). Nessuna alternativa adeguata per migliorare le condizioni di chi si intende sgomberare, al contrario di quanto segnala la Ecri (European commission against racism and intolerance), in un rapporto sull’Italia pubblicato il 21 febbraio 2012 che ricorda come «le persone interessate (…) non devono essere espulse dalle loro abitazioni senza che sia offerta loro la possibilità  di essere rialloggiate in abitazioni decenti».
Come se non bastasse le baracche vengono rase al suolo e con loro tutti gli oggetti personali contenuti all’interno. I bambini, “spostati” insieme alle famiglie da una parte all’altra della città , spesso interrompono una già  difficile frequenza scolastica. Per questo motivo l’associazione 21 Luglio ha lanciato l’appello “Il diritto all’alloggio non si sgombera” (che è possibile firmare dal sito www.21luglio.com), una campagna di pressione per la sospensione degli sgomberi forzati del popolo rom della capitale, a cui ha già  aderito parte del mondo della cultura: Moni Ovadia, Erri De Luca, Susanna Tamaro, gli Assalti Frontali, Alex Zanotelli, il fisico Giorgio Parisi, Sabina Guzzanti. «Questi sgomberi illegali – sottolinea Stasolla – non risolvono il problema, anzi lo aggravano: le famiglie rom girano come nel gioco dell’oca da una parte all’altra della città  senza soluzione. Per questo è necessario sospendere gli sgomberi fino a che non ci sarà  un’accoglienza alternativa e politiche sociali adeguate». Come ricorda Stasolla, fin dal primo sgombero previsto nel Piano Nomadi, Casilino 700 avvenuto l’11 novembre 2009, associazioni come Amnesty International criticarono duramente questa scelta rifacendosi alla denuncia nei confronti dell’Italia di organismi europei e internazionali che si occupano di diritti umani. In quell’occasione, un centinaio di cittadini rom, dietro allo striscione «Siamo rom, non nomadi», si trasferirono nell’ex fabbrica Fiorucci ribattezzata Metropoliz nella quale vivono ancora oggi.
Secondo stime fornite dal comune di Roma nel 2011 sono 2500 le persone che vivono in circa 150 insediamenti abusivi mentre nel 2008 erano circa 100 per un totale di 2200 individui. Questo il quadro dei “non tollerati” dopo una stagione di sgomberi. Anche nella gestione dei campi “tollerati” i problemi non mancano. Il 16 novembre 2011 il Consiglio di Stato ha bocciato il decreto emesso il 21 maggio 2008 dall’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che definiva lo stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità  nomadi nel Lazio, in Campania e in Lombardia in base al quale il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, era stato nominato commissario. Per ora il Piano Nomadi, così come il popolo rom viene ancora anacronisticamente definito dall’amministrazione capitolina, è carta straccia. Secondo fonti del comune una soluzione sembra in dirittura d’arrivo. Ma riguarda solamente i rom che vivono nei campi tollerati. Parte di loro potrà  essere “spostata” nel campo della Barbuta, nel decimo municipio a ridosso del comune di Ciampino, i cui lavori di ultimazione sono fermi dal giorno della sentenza del Consiglio di Stato. Interpellati sulla situazione dei rom presenti a Roma, l’amministrazione capitolina risponde con una serie di dati sui programmi di inclusione sociale e scolarizzazione, come 105 persone che hanno beneficiato di tirocini formativi.
Le testimonianze che arrivano dai villaggi attrezzati raccontano un’altra realtà . Nel caso del campo di via di Salone, gli ex abitanti di Casilino 900 vivono a più di dieci chilometri di distanza dal vecchio campo, al di fuori del Grande raccordo anulare, in container grandi in media 24 metri quadrati per famiglia, videosorvegliati 24 ore su 24. Come spiega l’antropologa e ricercatrice dell’associazione 21 luglio, Annachiara Perraro, «collocati ai margini nella periferia urbana che assomma segregazione spaziale, abitativa, sociale, culturale, simbolica e giuridica». La maggior parte dei bambini entra tardi a scuola, anche di un’ora, ed è costretta a uscire un’ora prima per permettere allo scuolabus di fare un giro abbastanza lungo per tutti i bambini. Con il supporto dell’Associazione 21 Luglio e dell’Associazione studi giuridici sull’Immigrazione (Asgi), una famiglia, che preferisce non divulgare la sua identità , ha deciso di avanzare un’azione civile contro la discriminazione chiedendo un risarcimento al Comune di Roma, in quanto responsabile del servizio, per danno non patrimoniale. Mille euro al giorno dalla data di trasferimento, 10 febbraio 2010, da Casilino 900 al campo di Salone. «Sono state riscontrate violazioni del Testo Unico sull’immigrazione, delle direttive europee sulla discriminazione, del diritto allo studio sancito dagli articoli 33 e 34 della Costituzione Italiana» spiega la dott.ssa Aurora Sordini dell’Associazione 21 luglio. Un’azione pilota che potrebbe rappresentare un precedente per le politiche sociali dell’amministrazione capitolina.

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