Roghi, stupri e omicidi Carriera di Panda il rosso

by Editore | 20 Marzo 2012 7:52

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Nella sua biografia non risultano altri lavori, occupazioni, talenti se non quello dell’attivista prima e dell’organizzatore di attentati poi. Shabhasachi Panda, 42 anni nascosti da una folta chioma di capelli neri e baffetto quasi obbligatorio in India, è il carceriere e il grande inquisitore di Claudio Colangelo e Paolo Bosusco. «Ci trattano come se fossimo scimmie dello zoo», è la sua accusa rivolta ai due italiani, catturati (pare) mentre stavano fotografando un gruppo di donne che faceva il bagno in un fiume. Così, improvvisamente, la diplomazia italiana si ritrova a fare i conti con il «Segretario organizzativo del Partito comunista-maoista» dello Stato di Orissa (India centro-orientale). Fino a due giorni fa, Panda era un personaggio di fatto conosciuto solo dagli inquirenti, che cercano di catturarlo dal 1998 e che hanno accumulato un centinaio di fascicoli contro di lui. L’intestazione varia dalla «cospirazione criminale» alla «sedizione», passando per «l’estorsione», «l’incendio doloso» e «l’omicidio». 
La vita di Shabhasachi è, a suo modo, lineare. 
Suo padre, Ramesh Panda, era un parlamentare del Partito comunista marxista (da cui poi nel 1967, sulla spinta della Rivoluzione culturale cinese, si staccò l’ala maoista). Nato a Ranpur, nel distretto di Nayagarh, territorio tra i più ostili agli inglesi, in cui si alternano giungla e templi induisti, il giovane Shabhasachi viene spedito a studiare a Puri, tra mare e turisti, con affaccio sul Golfo del Bengala. Ma lui si interessa solo e soltanto alla militanza politica: si iscrive alla Federazione studentesca dell’India, organizzazione affiliata al Partito comunista-marxista. Terminati gli studi politico-sociali al Samanta Chandra Sekhar College di Puri (una delle istituzioni più importanti dello Stato di Orissa), comincia la sua piccola scalata da «leaderino». Si avvicina al partito marxista-leninista e poi parte verso l’interno (Gajapati e Rayagada) dove in breve guida due formazioni radicali. Nel 1998 è già  un clandestino ricercato dalla polizia. I maoisti lo cercano nel 2003, quando, a 34 anni, è un punto di riferimento per il mondo tribale. Nel frattempo si è sposato con Subhashree Das (detta Mili), anche lei militante maoista, oggi in carcere, da cui avrà  una bambina che ora ha 9 anni.
Il resto è la cronaca di questi giorni. Panda ha all’attivo l’organizzazione di attacchi a militari e poliziotti, con diversi morti. Jhansi, la moglie di un suo compagno di partito, sostiene che il «compagno segretario» le ha assassinato il marito, non prima di averla stuprata. 
Nota e contraddizione finale: il fratello del leader maoista, Sidharth, fa parte del Biju Janata Dal (Bjd), il Partito popolare che guida l’Orissa da 12 anni. I maligni (che non mancano mai in alcuna latitudine del pianeta) sostengono che l’influenza del Panda filocapitalista avrebbe in qualche modo attenuato la caccia al Panda rivoluzionario.

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