by Sergio Segio | 6 Marzo 2012 12:37
«Una riforma è auspicabile, ma nessuno deve sottovalutare ciò che potremmo fare se non si verificasse». Davanti ai segretari delle Camere del Lavoro di tutt’Italia Susanna Camusso spiega e discute la linea Cgil sulla riforma del mercato del lavoro. La sfida di arrivare ad un accordo è di certo grande per il sindacato, ma viene considerata un’opportunità soprattutto per Monti e Fornero: «C’è una separazione profonda tra i giudizi sul governo e sui suoi provvedimenti, questa è una forbice da chiudere». Ribadite le priorità , lotta alla precarietà e ammortizzatori per tutti i lavoratori, e incassato un quasi unanime consenso, il segretario generale della Cgil non si sottrae all’argomento più scottante: e se la riforma, nella sua totalità , non fosse accettabile per la Cgil? «Non siamo al 1993 (l’accordo sulla politica dei redditi, Ndr), tutto è cambiato, ma dobbiamo tornare a parlare con i lavoratori, a descrivere un orizzonte». E poi parlando dell’argomento («usato strumentalmente» da Monti) di aver fatto un solo sciopero generale sulle pensioni, Susanna Camusso risponde senza parafrasi: «Può essere che abbiamo fatto poco, però tutto è accaduto in un tempo strettissimo e con la volontà del governo di rifiutare il confronto». Da qui parte l’analisi sulle forme di mobilitazione futura: «Da troppo tempo pensiamo che l’unica risposta è lo sciopero generale, ma se non sortisce effetti immediati è una fiammata isolata, in futuro dovremo cercare forme di mobilitazione continua stando più vicini ai lavoratori».
La Cgil invece chiede alla politica di «rimettere al centro il lavoro»: «Se si passa il tempo a parlare di articolo 18 e non della necessità di un cambiamento del Paese, le cose andranno male», attacca Camusso ricordando «il tentativo di aggredire le organizzazioni di rappresentanza per frammentare tutto».
Tornando alla trattativa, il segretario generale Cgil ha rilanciato la patrimoniale per finanziare i nuovi ammortizzatori, attaccando chi dà dei «garantiti ai cassintegrati e disoccupati». Il «grande fantasma» di tutta la trattativa è comunque la «crescita», «sempre nominata ma per la quale non c’è mai un provvedimento», mentre «la riforma del mercato del lavoro non va contrabbandata come tale perché non porterà un solo posto in più».
IL “TERRITORIO” APPREZZA
Dal palco il susseguirsi di interventi disegna una Cgil cosciente del passaggio cruciale. Da Vicenza a Reggio Calabria, da Perugia alla Sardegna, il “territorio” apprezza la giornata di confronto e di dialogo e chiede «fermezza» e «coraggio» nell’affrontare un tavolo che può «smuovere le acque» di un Paese «fermo» «non per colpa del sindacato».
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