Rebekah Brooks, e Murdoch?

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Tutti hanno il diritto di ascoltarla». L’ex amministratore delegato del gruppo editoriale britannico di Rupert Murdoch, News International, e il marito Charlie, allenatore di cavalli da corsa, sono stati arrestati nell’ambito dell’operazione Weeting sulle intercettazioni telefoniche illegittime da parte del settimanale News of the World. Chiuso per uno scandalo scoppiato nell’estate scorsa, che ha già  portato all’arresto di 45 persone, molti dei quali giornalisti, poliziotti, detective privati. Una storia di notizie o false notizie, rubate e pagate, su cui costruire fortune e miserie.
Rebekah Brooks è stata direttrice del settimanale tra il 2000 e il 2003, poi del tabloid Sun fino al 2009, prima di salire l’ultimo gradino di una carriera bruciante. 
E bruciata. All’ombra di Murdoch, il più potente signore dei media a livello planetario. Tra lei e lui non c’è mai stato nessun filtro, tanto che la quasi quarantaquattrenne è stata descritta come la quinta figlia dell’ottantenne tycoon. Ma considerando come Murdoch ha trattato i suoi figli legittimi, messi fuori dal gruppo a eccezione di James, presidente di News International e fatto dimettere e riparare il mese scorso negli Stati Uniti probabilmente per evitarne l’arresto, Rebekah si può considerare la figlia prediletta. 
Le manette per lei segnano uno spartiacque nella vicenda.Sopra Rebekah, restano soltanto Murdoch padre e figlio. E al lato David Cameron, amico di famiglia e vicino di villa dei Brooks, che di mestiere fa il premier britannico. Oltre, ci può essere solo una giustizia divina.
Rebekah ha una storia sfolgorante, tutto in un decennio. Una che prende l’ascensore e non ne scende più. I media britannici sfornano un ritratto al giorno, che però è sempre lo stesso: una spettacolare cascata di capelli rossi, affascinante, carismatica, d’acciaio, se cercate stereotipi della donna in carriera fermatevi qui. L’accanimento è tale, che due cose però le possiamo dire senza voler difenderla: una donna giovane e potente in un mondo dei media dominato dagli uomini deve avere disturbato parecchio, così come la sua vicinanza assoluta a Murdoch è stata invidiata fino a lanciarle contro riti voodoo. Da tutti gli uomini, e da donne che non potevano vantare la stessa contiguità  con il capo, a cominciare dalla terza moglie Wendi e dalla figlia Elisabeth. Che ha accusato elegantemente Rebekah di «aver fottuto l’azienda».
C’è del vero, oltre che del marcio, in questa accusa. Rebekah è entrata nel cuore di Rupert essenzialmente per un motivo, essendo lui noto nel mondo degli affari e dei giornali (che spesso non coincidono) con il soprannome di Squalo: perché ha procurato una montagna di soldi al suo editore. Nel 2000, quando all’età  di 32 anni diventa la più giovane direttrice della storia dell’editoria britannica alla guida del News of The World, lancia una campagna contro i pedofili. Sono passati otto mesi dalla sua nomina. Una bambina di 8 anni, Sarah Payne, viene uccisa. Il settimanale incita a denunciare chiunque sia sospettabile di pedofilia, suggerendo che l’idea di farsi giustizia da soli in caso di reeati contri i bambini non è sbagliata. Rebekah parla alla pancia della gente, i lettori sono con lei nonostante le forti polemiche e nonostante uno studio pediatrico venga devastato da un gruppo di cittadini in confusione sul termine «pedofilo» e «pediatrico»: il News of The World passa da 95.000 a oltre 4 milioni di copie settimanali.
La campagna è odiosa, il seguito del suo fare giornalismo non sarà  migliore, tanto che l’estate scorsa lo scandalo delle intercettazioni clandestine la travolge costringendola alle dimissioni il 15 luglio. Segue un primo arresto, mentre l’inchiesta si porta via altri direttori e giornalisti della testata.
Ma per l’editore, Rebekah Brooks fa così bene che nel 2003 viene promossa a direttrice del Sun, nelle sue mani altra pistola di carta da 3,5 milioni di copie vendute al giorno, altro primato per una donna al potere in un quotidiano inglese. Rebekah tocca il cielo venendo da uno dei tanti nulla delle nostre vite: a 20 anni è segretaria di redazione in un giornale di provincia, durato qualche settimana, il Post. Il resto è determinazione assoluta, è l’incontro con Murdoch, è lo stile di vita e di potere di Murdoch che lei mutua più di una figlia. Chi ci ha lavorato insieme ne parla come di Murdoch dicono i suoi ex dipendenti: un inferno.
Anche fuori dalla redazione, lo stile di Rebekah ricorda sempre quello del suo editore. Frequenta solo i potenti. Al celebre 10 di Downing Street è di casa; se non la vedono, è perché ha trascorso il week end direttamente nella casa di campagna dei Cameron nell’Oxfordshire, una frequentazione costante tra vicini, a cavallo insieme o per il solito tè delle cinque. Rebekah, come Rupert, è ovviamente bipartisan. Diventa intima dei Cameron grazie al nuovo marito Charlie, sposato nel 2005 ed ex studente di Eton come il premier, dopo essere stata amica dei Blair e di Gordon Brown, l’ex potente cancelliere dello scacchiere. Per la semifinale del torneo di tennis a Wimbledon, nel giugno dell’anno scorso, atterra con il suo elicottero, circondata da personaggi famosi e vip. L’Indipendent deve odiarla quanto i frequentatori di Twitter: nota che «beve champagne in una coppia di cristallo, mentre gli altri in bicchieri di carta». Alla viglia del matrimonio, Vanity Fair la immortala così insieme al suo promesso sposo: «Quando Charlie Brooks si alza al mattino nell’Oxforshire, non trova niente di meglio che volare con Rebekah Wade dall’aeroporto di Oxford a Venezia, per una colazione all’Harry’s bar. Poi, dopo uno shopping e un giro turistico, la coppia torna a Londra per cenare a Wiltons in Jermyn Street». Questi sì sono cinguettii, altro che Twitter.


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