“Vogliamo essere rispettati” ecco la Woodstock degli atei

by Editore | 26 Marzo 2012 7:40

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san francisco – «Vogliamo che siano rispettati i nostri diritti costituzionali, siamo cittadini americani come gli altri». Lo slogan si alza – compostamente – da una piccola folla che si è radunata nonostante la pioggia, nella vasta spianata del National Mall di Washington, tra il Congresso e la Casa Bianca. Non è una minoranza etnica, non sono gay. E’ il Reason Rally, il Raduno della Ragione. L’hanno battezzato anche la Woodstock degli atei. «La più grande manifestazione di non credenti nella storia» l’ha annunciata pomposamente il Washington Post. 
L’America osserva incredula. Va bene i gay, ma ora perfino gli atei osano venire “out of the closet”, fuori dall’armadio, ribellandosi alla clandestinità ? Non è certo un raduno oceanico, ma un paio di migliaia di persone hanno davvero osato l’impensabile, indossando impermeabili e galosce, per ascoltare i comizi dei maitres-à -penser dell’ateismo. C’è Richard Dawkins, scienziato biogenetico autore dei celebri saggi “Il gene egoista” e “L’illusione di Dio”. C’è l’astrofisico Lawrence Krauss rinomato per i suoi studi sull’origine dell’universo. C’è una rockband, Bad Religion, che fa onore al suo nome. Per David Niose, promotore della manifestazione nonché presidente dell’Associazione americana umanisti, la “questione atea” è cosa seria. «L’American Religious Survey – osserva Niose – che è il più accurato censimento delle credenze religiose, stima a 34 milioni gli americani che non aderiscono ad alcuna religione, cioè il 15% della popolazione. Hanno un orientamento politico prevalente: atei, agnostici e non-credenti hanno votato per il 75% in favore di Barack Obama nel 2008. Poche constituency sono così compatte. Eppure anche i politici di sinistra li ignorano». 
Il grido di dolore è comprensibile. Dal 1980, da quando Ronald Reagan fece della Moral Majority il fulcro della forza conservatrice, la destra si è identificata sempre più strettamente con le correnti religiose integraliste; ma anche i politici democratici hanno cercato di corteggiare i fedeli. Dal predicatore Jimmy Carter, a Bill Clinton e Barack Obama, ogni presidente democratico ha dato prove pubbliche della propria religiosità . L’America ha già  eletto un cattolico di origini irlandesi (John Kennedy), il primo presidente nero della storia, e quest’anno potrebbe anche eleggere un mormone, Mitt Romney, esponente di una chiesa che fino a non molto tempo fa esaltava la poligamia. A livello locale e parlamentare, molti politici gay ormai professano apertamente la propria omosessualità . Solo per un ateo forse sarebbe impossibile candidarsi alla Casa Bianca. 
Al Raduno della Ragione un solo parlamentare ha osato farsi vedere: Pete Stark, democratico californiano. Poca cosa rispetto alla schiera di politici repubblicani che si fanno sostenere dai pastori evangelici nei comizi elettorali. Ma anche la sinistra radicale ha le sue alleanze di ferro con la religione: da Martin Luther King ai suoi seguaci odierni Jesse Jackson e Al Sharpton, la politica afroamericana è quasi “in appalto” a pastori protestanti. La marcia degli atei per farsi accettare è tutta in salita. 
Alla Woodstock atea è intervenuto Nate Phelps, figlio del famigerato pastore della Westboro Baptist Chrch. Il padre Fred va ai funerali dei militari con striscioni che dicono “Dio li ha voluti morti per castigare l’America dei suoi peccati. Dio odia i froci” (sic). Nate Phelps, ateo, si batte per «vincere il terribile pregiudizio secondo cui chi non crede in Dio non ha una morale». Se davvero la religione bastasse a renderci migliori, osserva Niose, «perché l’America ha le diseguaglianze sociali più estreme della sua storia?».

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