“Una campagna nelle scuole per educare i ragazzi al rispetto”
Una campagna in tutte le scuole contro la violenza sulle donne. Francesco Profumo, ministro della Pubblica istruzione, annuncia una imminente chiamata a raccolta tra gli studenti perché presentino progetti da valutare in ottobre, in occasione della “Settimana contro la violenza” istituita per la prima volta, nel 2009, dai ministri Gelmini e Carfagna.
Ministro Profumo, le cifre sono inquietanti. Ogni due giorni una donna è vittima della violenza di un uomo. Che cosa può fare la scuola?
«In questi casi la scuola deve svolgere un lavoro quotidiano di educazione. Credo poco all’effetto degli eventi se non sono preceduti da un lavoro con i ragazzi. La ‘Settimana contro la violenza’ che si tiene in tutta Italia ad ottobre è un’occasione importante se riusciamo a farla precedere da un progetto comune con gli studenti».
Come funzionerà il progetto?
«L’idea è quella di far partire una chiamata e sollecitare proposte. Si tratta di suggerire i cento modi, le molte occasioni concrete per promuovere una educazione permanente al rispetto, che è poi la base di un corretto rapporto tra chi è differente».
Ci sono iniziative analoghe in altri paesi?
«E’ molto interessante l’esperienza spagnola. Perché realizzata in un paese di cultura mediterranea come il nostro. Queste esperienze possono essere replicate e migliorate ancora, per esempio sfruttando i social network. Se le proposte vengono dai ragazzi e sono discusse da loro, i risultati sono duraturi».
Lei fa l’esempio della Spagna. Perché la cultura mediterranea è più a rischio per le donne?
«C’è sicuramente un problema di modello culturale ma anche di riconoscimento sociale. Da generazioni nelle società del nord Europa il ruolo delle donne è valorizzato e rispettato. Questo è molto importante, ha conseguenze dirette sui comportamenti sociali e anche sull’atteggiamento dei maschi nei loro confronti. E’ un fatto che nei paesi mediterranei e nelle nostre società non è sempre così».
Lei pensa che il ruolo delle donne nella società possa avere una funzione educativa per i ragazzi?
«È fondamentale. Prima di fare il ministro io sono stato rettore del Politecnico di Torino. Nel corso degli anni ho visto aumentare considerevolmente il numero delle ragazze che si iscrivevano alla facoltà di Ingegneria, fino ad allora tradizionalmente frequentata dai ragazzi. Al punto che ancora oggi, se ci si riflette, ‘un ingegnere’ si scrive senza l’apostrofo anche se si sta parlando di una donna. Ebbene, oso pensare che una società in cui ci sono donne che diventano ingegneri, per dire di un mestiere oggi molto considerato, sia una società in cui, in generale, il rispetto per le donne sia maggiore e gli atti di violenza nei loro confronti tendano a diminuire».
Ci sono altre azioni, oltre alla vostra campagna nelle scuole, che possano raggiungere l’obiettivo?
«Penso che anche in questo campo, come in molti altri, sia indispensabile un rapporto stretto con il ministro Fornero, che è titolare del lavoro e delle pari opportunità . Nei prossimi anni lo schema classico per cui la scuola e lo studio precedono il lavoro verrà completamene rivoluzionato. Ciascuno alternerà periodi di studio e di lavoro, i due ambiti saranno sempre più intrecciati. Così accadrà che quel che succede nelle scuole influenzerà molto di più i modelli di comportamento negli uffici e nelle aziende. Promuovere atteggiamenti di rispetto tra generi sarà compito dei due ministeri insieme. Ne ho già parlato in queste ore con la collega Fornero e penso che presto troveremo il modo di collaborare su questo».
Il rispetto tra i generi come misura della modernità di una società ?
«Certamente. Tanto più una società è in grado di far convivere ogni tipo del diversità al suo interno, tanto più è vitale. Il rispetto è il primo passo in questa direzione»,
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