Quando disney faceva i cartoni sul nucleare

Loading

A un anno dal disastro di Fukushima, è difficile immaginare che vi sia stata un’epoca, neppure troppo remota, in cui l’atomo sembrava non solo promettente, ma perfino trendy. Negli anni Cinquanta, in numerosi Paesi a cominciare dagli Stati Uniti, gli orientamenti verso l’energia nucleare erano così ottimistici da permeare persino i contenuti e i prodotti rivolti ai bambini. Tra il 1950 e il 1951, i kit giocattolo del “piccolo ingegnere nucleare” mettevano a disposizione tre sorgenti radioattive “a bassa emissione”, un contatore Geiger e quattro campioncini di minerali contenenti uranio. Nel 1957, Walt Disney realizzò il cartone animato Our Friend the Atom (oggi visibile sul web) che decantava i benefici dell’atomo nei più disparati settori, dalla produzione di energia, alla medicina, perfino all’agricoltura. Incarnata nella significativa immagine di un forzuto genio della lampada, l’energia nucleare liberava dalla schiavitù delle fonti energetiche tradizionali, aprendo una nuova era in cui perfino i jet e le navi sarebbero state spinte dalla nuova forza atomica. Ancora alla metà  degli anni Sessanta, i bambini inglesi e americani potevano ricevere in regalo una “mini centrale nucleare” prodotta in Germania dalla Schroeder (e funzionante, seppur, ironicamente, grazie un piccolo motore a vapore!). «Caro amico» così si rivolgeva ai ragazzi il libretto di istruzioni «siamo all’alba di una nuova entusiasmante era della tecnica e tu sei fortunato a crescere in questo periodo. Senz’altro guarderai a questi argomenti con occhio tecnico e spassionato, al contrario della vecchia generazione e perfino dei tuoi genitori. Per loro la parola “atomo” ha un sapore amaro ed evoca pensieri di morte e distruzione». 
La nostra reazione di fronte a questi materiali ci segnala quali mutamenti abbiano segnato la storia dell’energia nucleare nel contesto dei rapporti tra scienza e società . Dapprima forza progressiva ed emancipatoria, il nucleare è in seguito divenuto oggetto di critiche e preoccupazioni fino ad essere addirittura accantonato in alcuni Paesi sulla scia di incidenti di grande impatto sull’opinione pubblica. Negli ultimi anni si è tornati a presentarlo, almeno in alcuni contesti, come risposta plausibile ai problemi energetici e infine, a metterlo di nuovo in discussione a seguito dell’allarme suscitato dalle notizie provenienti dal Giappone. Dove la presenza di contenuti rivolti alle nuove generazioni sul tema è rimasta forte. Vicino all’impianto di Shika, un parco tematico illustra i benefici dell’energia nucleare con un percorso simile a quello di Alice nel Paese delle Meraviglie. Un caso emblematico, dunque, quello del nucleare, che sfida un diffuso stereotipo secondo cui la storia dei rapporti tra scienza e società  non sarebbe altro che un progressivo accoglimento sociale dei prodotti di scienza e tecnologia.


Related Articles

Lotta agli sprechi (cioè alla cultura)

Loading

Tempi tristi e confusi, si sa. Nel Regno Unito il ministro (conservatore) della cultura Ed Vaizey ha accusato l’altro giorno Harriet Harman, sua omologa nel governo ombra laburista, di avere architettato di sana pianta (concocted) una voce secondo cui il ministero – che si occupa anche di media e di sport – sarà  abolito non appena calerà  il silenzio sulla gran parata delle Olimpiadi.

Il nuovo Bach sorpreso fra viole e suoni sintetici

Loading

CONTEMPORANEA / NUOVA CONSONANZA CELEBRA PHILIPPE MANOURY

Postmoderni o neorealisti?

Loading

L’ADDIO AL PENSIERO DEBOLE CHE DIVIDE I FILOSOFI    Ferraris e Vattimo discutono il manifesto del “New Realism” che propone di riportare i fatti concreti al centro della riflessione

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment