by Editore | 19 Marzo 2012 6:49
ROMA – Si stringono i tempi sulla riforma del lavoro. Domani governo e parti sociali si incontreranno per trovare un accordo sui tre nodi che rimangono da sciogliere, la riforma degli ammortizzatori sociali, l’articolo 18 e i contratti. Temi su cui tutti hanno qualcosa da rivendicare, dai sindacati, alle imprese, piccole e grandi, agli agricoltori, che si lamentano perché nessuno li ha chiamati al tavolo. Trovare la quadra non è scontato, anche se il premier Mario Monti ieri s’è detto fiducioso che l’incontro si chiuda con successo, senza nascondersi che il tema «è difficile per tutti», come lo sono state «tutte le attività condotte in questi quattro mesi». Ma lo sforzo che è stato chiesto agli italiani, ha aggiunto Monti, è di «guardare al di fuori e al di là » degli interessi di categoria affinché l’Italia possa «ricominciare a crescere e creare vera occupazione nell’interesse di tutti, soprattutto dei giovani».
Ma successo o meno, la riforma arriverà in Parlamento, con o senza la firma dei sindacati. Sabato si chiude. Lo ha ribadito il ministro del Lavoro Elsa Fornero, ospite ieri sera di Fabio Fazio a Che tempo che fa. «Ascoltiamo tutti con serietà , ma non possiamo andare avanti a discutere all’infinito», ha detto il titolare del dicastero, convinto che le parti sociali non «vogliano chiamarsi fuori». Certo, ha aggiunto, «soffrono, si lamentano. Confindustria si lamenta, il sindacato si lamenta», ma questa, ha aggiunto «è la dimostrazione che stiamo lavorando non per una parte, ma per il Paese e per il futuro».
Difende le sue argomentazioni il ministro, perché al di là dei distinguo, «questa riforma del lavoro è molto attesa dagli italiani, all’estero e dai politici», spiega la Fornero che nega di essere «il ministro dell’articolo 18». L’obiettivo è offrire «lavoro di qualità ai giovani», sui quali negli anni «si è scaricata tutta la flessibilità » negativa. E per aiutare i giovani annuncia di voler eliminare gli stage post-formazione perché «chi lavora deve essere pagato».
E la Fiat? Può fare veramente ciò che vuole, «produrre dove vuole», come aveva detto il premier Monti dopo aver incontrato i vertici del Lingotto? «Non ha la licenza di fare e di disfare», ha detto Elsa Fornero, ma se «mi dicono che vogliono rispettare il piano industriale e continuare a fare investimenti in Italia io devo credergli». Torna sulla Fiat anche Monti ricordando che il gruppo è diventato grande anche con «l’ingegno, il sudore e l’impegno degli italiani che hanno contribuito a renderla tale».
Sulla riforma del lavoro sarà poi la politica a scriverne il destino. Dall’Udc arriva il sostegno di Pier Ferdinando Casini, che invita la Fornero ad andare avanti con «forza e coraggio». Il presidente della Camera Gianfranco Fini avrebbe voluto un passo «più coraggioso e innovativo del punto compromissorio individuato». Critica invece l’Idv sulla riforma e sulle parole della Fornero. «Una stranissima operazione di laboratorio» sostiene Di Pietro (Idv) affermare «che siccome tutti sono contrari a ciò che sta facendo questo governo allora significa che sta lavorando bene». «Si fermi e rifletta utilizzando ciò che gli anziani chiamano saggezza», aggiunge Di Pietro, perché «sta portando il Paese allo scontro sociale».
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