by Editore | 26 Marzo 2012 7:55
ROMA – Netto altolà del neo presidente dell’Anm Rodolfo Maria Sabelli all’emendamento Pini sulla responsabilità dei giudici. «Se entrasse in vigore provocherebbe processi a catena e lascerebbe spazio ad azioni strumentali per liberarsi d’un giudice scomodo». Pm a Roma, autore dell’indagine sulla P3, appena eletto Sabelli ha posto la questione morale anche all’interno della magistratura come spartiacque fondamentale. Nella prima intervista a Repubblica dice: «Lavorerò per l’unità delle toghe».
Giunta Unicost-Area, senza Magistratura indipendente. Non è discriminante?
«La nuova giunta nasce in uno spirito di continuità con quella Palamara-Cascini e risponde alla necessità di dare vita in tempi brevi a un nuovo governo dell’Anm. Si pone un duplice obiettivo: realizzare subito un’unita sostanziale della magistratura e puntare in prospettiva all’unità , anche formale, di tutti i gruppi».
Il capo di Mi Ferri vi accusa di voler guidare l’Anm pur avendo perso le elezioni. Cosa vi divide?
«Lavorerò con lui per raggiungere un programma condiviso. In ogni caso, ci rivolgeremo a tutti i magistrati sui temi che suscitano grande attenzione, come le condizioni di lavoro e la tutela sindacale».
Berlusconi non è più premier, ma i rapporti tra politica e magistratura sono difficili. Che farà ?
«Vedo sempre i rapporti tra le istituzioni dello Stato in termini di collaborazione, nel rispetto delle prerogative e dell’indipendenza di ciascuno. È necessario un confronto ispirato a lealtà e disponibilità reciproca. Ma dopo un periodo difficile e di grande scontro è probabile che non si possa girare pagina all’improvviso».
Responsabilità civile, sarà il primo nodo. Soluzioni?
«Non arretreremo mai nella difesa dell’indipendenza della giurisdizione, che l’emendamento Pini lede gravemente in quanto prevede un’inaccettabile azione diretta contro il magistrato per di più in corso di causa».
E perché ciò condizionerebbe l’azione di una toga?
«La possibilità per un cittadino di citare direttamente in giudizio il magistrato rivalendosi economicamente su di lui può costituire un’evidente intimidazione. Finisce per trasferire a un altro giudice il giudizio sulla causa in corso, in una sequenza potenzialmente infinita. Provoca situazioni d’incompatibilità e consente a una parte di liberarsi d’un magistrato sgradito».
Non è troppo comodo utilizzare il paravento dello Stato?
«La toga va tutelata dal rischio di azioni strumentali, considerato che nel giudicare si dà sempre ragione a uno e torto a un altro. Si scontenta sempre una parte e di conseguenza è elevato il pericolo di ritorsioni».
La responsabilità in versione Pini può fermare un’indagine scomoda?
«Il rischio c’è, considerato che il danno per un magistrato è già nel fatto di essere esposto a un numero potenzialmente elevato di cause civili. Ma il danno finale è per l’indipendenza stessa della giurisdizione e quindi per tutti i cittadini».
Ddl anti-corruzione: la politica non è in ritardo?
«Occorre attuare subito la convenzione di Strasburgo. Inserire nel codice le nuove figure di reato che l’accordo prevede e attuare gli altri interventi, prescrizione compresa, senza lasciare aree d’impunità ».
Toccare la concussione con gravi rischi per il processo Ruby?
«Lo ripeto: ogni intervento non dovrà lasciare aree di impunità , ma noi parliamo sempre e soltanto in termini generali, senza alcun riferimento a processi specifici, altrimenti si rischia di seguire la logica delle leggi ad personam. In ogni caso i nostri interventi guarderanno oltre… ».
E cioè?
«Ci sono urgenze inderogabili come lo smaltimento dell’arretrato e l’ammodernamento del sistema giudiziario. Proprio ora sta per decollare l’uso della posta certificata e la digitalizzazione degli atti. Se queste innovazioni proseguissero, potrebbe cambiare la faccia della giustizia».
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