by Editore | 20 Marzo 2012 7:33
«Mia figlia è stata la prima, e credo l’unica italiana, a frequentare il liceo ebraico di Tolosa. Un liceo di eccellenza, che fa parte delle Ozar Hatorah, scuole dalla forte impronta religiosa ma anche attente alla modernità ». Claudia Debenedetti, torinese, vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, racconta non senza emozione una storia che riguarda la vita recente della sua famiglia: a Tolosa sua figlia ha ottenuto il baccalauréat pochi anni fa, a Tolosa ha incontrato il marito col quale vive oggi in Italia.
Qual è oggi il suo sentimento, il suo dolore di fronte alla strage?
«Piango per i bimbi di Tolosa e per la famiglia sterminata, vittime di un antisemitismo che non vuole morire. Come Stefano Gay Taché davanti al Tempio di Roma. Dico: Baruch dayan haemet, il Signore è un giudice giusto. Combatteremo perché non ci siano più omicidi, non più violenza selvaggia contro gli innocenti. Nonostante tutto il popolo ebraico vive, am Israel chai vechaiam».
Qual è per chi la frequenta il significato di una scuola come quella di Tolosa?
«Queste istituzioni nascono spesso intorno a una figura chiave, come in questo caso il direttore Jaacov Monsonego, padre di una della bambine uccise ieri. Garantiscono un’educazione di eccellenza che poi trova riscontro negli esami esterni previsti dallo Stato francese, e sull’altro lato una formazione all’ebraismo estremamente completa, che, per i maschi, arriva fino agli studi per diventare rabbino».
Quali sono le preoccupazioni di una madre, di un genitore, con un figlio che frequenta una scuola ebraica?
«Posso dire soltanto che i nostri figli sono gli unici al mondo a dover essere protetti dalla polizia anche mentre entrano e escono da scuola… Mia figlia è andata a Tolosa per un primo scambio internazionale di sei mesi, poi ha deciso di concludere là il suo liceo grazia alla qualità di quella scuola, che ci ha conquistati».
E in Italia?
«Le nostre comunità gestiscono quattro scuole, a Roma e a Milano dall’asilo alla maturità , a Torino fino alle medie, e a Trieste fino alle elementari. Esistono poi altre scuole private che si ispirano a diversi filoni dell’ebraismo».
Come vivono queste scuole?
«Si cerca di far crescere bambini e ragazzi in un clima di normalità , ma si insegnano loro norme di sicurezza come quella di non trattenersi vicino alle scuole e alle sinagoghe. La tragedia di Tolosa e i sospetti di un attentato neonazista rappresentano un incubo per gli ebrei italiani, al quale sapremo fare fronte con forza e compostezza».
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