“Marò, promessa una soluzione amichevole”
SEUL – Alla vigilia di una decisione delicata dell’Alta Corte del Kerala sul ricorso presentato dall’Italia sul caso dei due marò, scende in campo in prima persona Mario Monti e al più alto livello politico.
Il premier infatti, a margine del summit sulla sicurezza nucleare di Seul, ha avuto ieri un lungo faccia a faccia (nel vero senso del termine, visto che a un certo punto i due hanno chiesto ai collaboratori di allontanarsi) con il suo collega indiano Manmohan Singh. Un incontro dal quale Monti è uscito con qualche speranza in più. Un po’ perché con Singh – un economista laureato a Cambridge e già governatore della Banca centrale indiana – Monti parla la stessa lingua e tra i due c’è feeling reciproco. Un po’ perché il clima politico anti-italiano nel Kerala, dopo le elezioni, si è calmato e questo depone bene per i due militari detenuti. E dunque Monti annuncia soddisfatto ai giornalisti: «Singh mi ha assicurato che si occuperà personalmente del caso per trovare una soluzione amichevole a questo difficile problema umano».
Una «soluzione amichevole», visto che in punta di diritto entrambi i paesi ribadiscono le proprie ragioni. E lo hanno fatto anche ieri, in un obbligato minuetto diplomatico. All’inizio Monti ha insistito sulla «posizione dell’Italia sulla giurisdizione, visto che la nave si trovava in acque internazionali». Inoltre ha messo in guardia Singh sul fatto che il precedente dei marò potrebbe domani rivoltarsi contro gli stessi soldati di Nuova Delhi in giro per il mondo. «Si richiede cautela», avverte Monti, «per la partenership internazionale e la lotta alla pirateria che vedono insieme molti militari indiani, italiani e di altri paesi, per cui si rende essenziale che un militare cui capiti un incidente, sia italiano sia di un altro paese, abbia la protezione giurisdizionale e gli sia applicata la giurisdizione del suo paese oltre che il diritto a un trattamento che rispetti il suo status». Da parte sua Singh ribadisce «l’imparzialità e l’indipendenza» di cui la magistratura gode in India rispetto al governo, non di meno assicura «la volontà di garantire condizioni rispettose ai nostri marò, adeguate allo status dei militari in custodia».
Insomma, se il premier, come aveva scherzato qualcuno dell’entourage, deve rinunciare al sogno di tornare dall’Asia con i due marò a bordo del suo aereo, porta comunque a casa qualcosa in più che una semplice promessa. Per questo, ora, è ancora più necessaria cautela da parte italiana. E qui arriva una bacchettata indiretta al Pdl e alla Lega. «Se l’obiettivo non è avere espressioni di consenso nel paese per chi si sente più accesamente italiano e ritiene che si debbano picchiare i pugni sul tavolo» ma quello di arrivare a una felice soluzione della crisi, allora «credo più importante avere azioni più pazienti ma forse più profonde come quelle messe in atto finora».
Monti discute con Singh anche del sequestro di Paolo Bosusco da parte dei guerriglieri maoisti. «Mi ha assicurato – riferisce il premier italiano – che stanno facendo ogni possibile sforzo per arrivare il più presto possibile alla sua liberazione».
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