“Insieme a difesa dei 350 mila spero succeda anche per Fiat”

by Editore | 29 Marzo 2012 6:37

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Una manifestazione unitaria il 13 aprile? «Una buona notizia certamente. Ma per noi non è una novità : abbiamo scioperato contro questa manovra già  il 9 marzo». Maurizio Landini, leader nazionale della Fiom, non rinuncia a marcare le differenze ma lancia un appello: «A Fim e Uilm perché anche in Fiat non seguano l’azienda nella strategia della discriminazione».
Landini, come mai una manifestazione unitaria dopo tanto tempo?
«Il problema del diritto alla pensione dei lavoratori espulsi prima del tempo dalle aziende è una questione che riguarda oltre trecentomila persone. E’ giusto che unitariamente si sia deciso di chiedere la modifica della riforma su questo punto. Che era uno dei punti critici da noi segnalati immediatamente».
In questi giorni di proteste contro, l’articolo 18 ci sono sindacalisti che dicono: «Non scioperate insieme alla Fiom». Che cosa risponde?
«Rispondo che a giudicare dalla mobilitazione quegli appelli non vengono seguiti. In molte aziende i lavoratori protestano in modo unitario contro la proposta di modifica dell’articolo 18. La Uilm ha proclamato quattro ore di sciopero».
Segnali di ritorno all’unità  sindacale. Accadrà  anche in Fiat?
«Per il momento in Fiat c’è un’altra sentenza che ha riconosciuto il nostro diritto ad essere rappresentati in fabbrica anche se non abbiamo firmato l’accordo. Il giudice di Bologna su questo è stato chiarissimo. E’ la quinta sentenza in un anno e mezzo che punisce la Fiat per aver discriminato la Fiom. Anche il giudizio sui licenziamenti di Melfi lo dimostra».
Rientrerete in Fiat accettando gli accordi firmati dagli altri sindacati?
«I tribunali dicono che abbiamo diritto di rientrare anche se non firmiamo. Noi non abbiamo altro scopo che quello di ottenere dall’azienda impegni chiari sugli investimenti e sugli stabilimenti italiani. E di ottenere che venga ripristinata la democrazia in fabbrica. A Fim e Uilm chiedono di non seguire l’azienda in una strategia della discriminazione che oggi colpisce noi, domani potrebbe colpire loro e in ogni caso colpisce i lavoratori».

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