“I marò devono andare in carcere” ma De Mistura blocca l’ingresso è scontro tra Roma e New Delhi

by Editore | 6 Marzo 2012 9:06

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KOLLAM – Alle 2,30 di notte, nel carcere di Trivandrum, va in scena uno scontro durissimo fra Italia e India sulla sorte dei 2 marò arrestati con l’accusa di avere ucciso 2 pescatori. Mentre scriviamo, da ore il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura è nell’anticamera del direttore del carcere, assieme ai due soldati italiani che sono stati trasferiti dal tribunale di Kollam. De Mistura ha bloccato l’ingresso dei due in cella, e con un sms inviato ai giornalisti italiani in India spiega che «su mio rifiuto di farli entrare in cella, i due militari non sono entrati: non mi muovo da qui fino a quando non avremo chiarito una situazione inaccettabile».
Nel suo messaggio l’inviato del governo Monti continua: «In nessun Paese al mondo questo verrebbe accettato e noi non lo accettiamo. Una cosa è seguire il processo giudiziario locale, cosa che abbiamo fatto con perizie, avvocati, ma è ben altra cosa che nel frattempo militari italiani e in uniforme, e in missione ufficiale all’estero, per un incidente avvenuto in acque internazionali, siano messi in un centro di detenzione per delinquenti comuni. E’ inaccettabile e quindi non mi muovo da qui fino a quando si è trovata una soluzione appropriata».
Da un momento all’altro l’accordo potrebbe essere trovato, o semplicemente gli inviati italiani potrebbero essere costretti con la forza a lasciare il carcere. La crisi è precipitata dopo che in mattinata il giudice A. K. Gopakumar aveva accettato la richiesta della polizia per altri 14 giorni di detenzione, trasferendo i soldati in un carcere normale. Fino a ieri i due marines avevano alloggiato prima in una guest house della polizia a Kochi, la città  dove era stata fermata la petroliera Enrica Lexie; poi erano stati trasferiti al “police club” di Kollam, sede del tribunale che li giudicherà . 
Il magistrato indiano ieri ha deciso la detenzione in una struttura separata, che non è prevista dal codice indiano, ma poi – salomonicamente – ha raccomandato che i due marò venissero rinchiusi lontano dagli altri carcerati, che potessero godere di assistenza medica e potessero avere assistenza consolare «per un’ora al giorno dalle 10 alle 13». Evidentemente però il direttore del carcere di Kollam non era pronto a costruire qualcosa di particolare per i 2 militari italiani. De Mistura è arrivato in nel carcere direttamente da New Delhi, dove disperatamente aveva chiesto al vice-ministro degli Interni e ai capi politici e militari del governo indiano di trovare una soluzione di compromesso. Appena entrato in carcere ha ripetuto che i due non potevano finire neppure per una notte in una cella adiacente a quelle di criminali comuni.
Nel primo pomeriggio il tribunale di Kollam era affollato come mai e oppresso da un caldo infernale. Il primo a parlare è stato l’avvocato difensore Suhail Dutt, che prevedendo la conferma dell’arresto, ha chiesto un trattamento di rispetto per Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, visto che erano a bordo della Enrica Lexie “on duty”, in servizio di Stato. Poi ha parlato l’accusa, che ha ripetuto la richiesta della polizia: altri 14 giorni di arresto e passaggio al carcere normale.
Il giudice si è ritirato per un’ora interminabile in camera di consiglio, e ha poi letto un’ordinanza in cui stabiliva l’invio dei due in carcere, lasciando però la porta aperta ad una scelta “creativa” da parte della direzione delle prigioni del Kerala.
Nella notte la trattativa è stata di sicuro difficilissima: la polizia e le prigioni del Kerala rispondono al governo locale, guidato dal chief minister Oommen Chandy che sulla vicenda degli italiani si gioca tutto il suo prestigio di leader di un paese con 2 milioni di pescatori e di loro familiari. Chandy ieri nel Parlamento locale si è scontrato con i deputati del Left Democratic Front. L’Ldf accusa Chandy di essere debole con gli italiani, di aver garantito ai marines «una ospitalità  in albergo a 5 stelle». Il premier ha risposto dicendo che «non vi sarà  nessuna clemenza per chi è responsabile della morte di due pescatori del Kerala», ma nonostante abbia fatto la faccia feroce i deputati del Partito comunista e del Partito socialista rivoluzionario hanno abbandonato la sala. Rendendo ancora più nero il futuro dei due fucilieri di Marina italiani.

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