“Gli Usa si fanno male da soli diventerà tutto più difficile”
«La strage di civili ieri nel Kandahar è una terribile tragedia, è probabilmente un delitto, ed è l’ennesima ferita auto-inflitta da parte delle forze Nato. Però, non deraglierà il piano e il calendario del ritiro dall’Afghanistan». Bruce Riedel è uno dei più profondi conoscitori di quel girone infernale che è l’Afghanistan. Consigliere di quattro presidenti americani, ex analista alla Cia, ha rivisto e corretto la politica della Casa Bianca in Afghanistan e Pakistan. Ora lo consulta anche il britannico David Cameron.
Signor Riedel, il fuoco del sentimento anti-americano divampa a Kabul. La Casa Bianca si dice “molto preoccupata”. Lei cosa si aspetta? «Mi aspetto una recrudescenza di attacchi contro le forze Nato, una fiammata di violenze alimentata anche dai Paesi confinanti, il Pakistan e l’Iran, che sfrutteranno la situazione per moltiplicare le azioni contro le truppe straniere. Purtroppo, però, non è il primo incidente, e questo suggerisce che sopravviveremo anche stavolta. Soltanto, tutto diventerà più difficile».
Lei pensa al rogo del Corano, alle altre quattro vittime civili uccise per sbaglio venerdì? Come spiegare tanti “errori”? «Ciascun errore è un passo indietro che ci infliggiamo da soli. Ma tutto ciò rispecchia la complessità del terreno, la natura dell’insorgenza che combattiamo, la difficoltà nell’individuare una prima linea. In più, c’è la pressione cui sono sottoposti i soldati americani, spesso alla seconda, terza, persino quarta missione».
Si torna alla sindrome del Vietnam? «Proprio così: il fantasma del Vietnam aleggia sopra l’Afghanistan fin dal primo giorno. È un tratto costante del conflitto, da dieci anni».
Ma ora al tavolo ci sono i Taliban. Dopo questo episodio, secondo lei continuerà il negoziato? «È il segnale più interessante, e ci arriverà nei prossimi giorni. I Taliban hanno continuato a trattare dopo il rogo del Corano. Se lo faranno anche stavolta vorrà dire che il loro interesse per una soluzione politica è autentico. Infatti sanno che senza un’intesa l’Afghanistan sprofonderà nella guerra civile dopo il ritiro della Nato. I Taliban vogliono un esito diverso, un accordo con il governo afgano, guidato da Karzai o da altri». E per l’America, qual è il rischio più grave? «Che finisca deragliato il piano di Obama per un ritiro ordinato delle truppe, entro il 2014. Non possiamo permettere che l’Afghanistan diventi di nuovo una base del terrorismo contro l’America e i suoi alleati. Per quanto ardua sia la missione, dobbiamo stabilizzare il Paese, formare una forza afgana in grado di affrontare da sola i Taliban. Un ritiro prematuro sarebbe una catastrofe».
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