by Editore | 27 Marzo 2012 7:25
SANTIAGO De CUBA – «Cuba sta guardando già al domani», dice il Papa sbarcando nell’isola caraibica in quella che è considerata una visita storica, nei paragoni con il viaggio compiuto dal suo predecessore Giovanni Paolo II 14 anni fa. Gli occhi del mondo sono però puntati sulla possibilità a questo punto quasi certa, di un incontro con Fidel Castro. All’Avana si fanno anzi insistenti le voci di un colloquio tra il Pontefice e il Lider maximo più giocato sul fattore spirituale che su quello politico. Fonti giornalistiche scrivono addirittura che «l’ex presidente cubano potrebbe annunciare al Papa di aver abbracciato la fede cattolica». E molti ricordano in proposito una frase di Fidel ricordata all’amico sacerdote e intellettuale Frei Betto: «Si può essere marxisti senza rinunciare ad essere cristiani». Tema delicato e riservatissimo, quello di un’eventuale conversione dell’anziano Comandante comunista. E sul quale i più alti rappresentanti della Chiesa di Roma sbarcati nell’isola mantengono un riserbo strettissimo. A Cuba si sostiene che anche la possibilita’ che il Lider riceva la comunione da Joseph Ratzinger nel corso del loro incontro, previsto per domani, «rimarrebbe un segreto di Stato».
Appena atterrato sul suolo cubano, Benedetto XVI saluta l’isola che «si sforza di rinnovare e ampliare i suoi orizzonti». Il Papa lo dice, rivolgendosi a Raul Castro, l’attuale presidente, che lo ha accolto con una semplice stretta di mano all’aeroporto (tra Fidel e Wojtyla ci fu un abbraccio). Subito dopo, però, il pontefice aggiunge che «non si può proseguire a lungo nella stessa direzione culturale e morale, che ha causato la dolorosa situazione che tanti sperimentano».
Nel suo primo discorso Joseph Ratzinger non sembra aver dimenticato né i prigionieri nelle carceri né i cubani di Miami: «Vengo a Cuba – dice – come Pellegrino di carità , per confermare i miei fratelli nella fede e incoraggiarli nella speranza, che nasce dalla presenza dell’amore di Dio nelle nostre vite. Porto nel mio cuore le giuste aspirazioni e i legittimi desideri di tutti i cubani, dovunque si trovino, le loro sofferenze e gioie, le loro preoccupazioni e gli aneliti più nobili, in modo speciale dei giovani e degli anziani, degli adolescenti e dei bambini, degli infermi e dei lavoratori, dei detenuti e dei loro familiari, così come dei poveri e dei bisognosi».
Ratzinger sottolinea il suo ricordo della visita di Wojtyla nel 1998. «Nel venire tra voi – afferma – non posso tralasciare il ricordo della storica visita a Cuba del mio predecessore, il beato Giovanni Paolo II, che ha lasciato una traccia indelebile nell’animo dei cubani. Il suo passaggio nell’isola fu come una brezza soave di aria fresca che diede nuovo vigore alla chiesa in Cuba, destando in molti una rinnovata coscienza dell’importanza della fede. Uno dei frutti importanti di quella visita fu l’inaugurazione di una nuova fase nelle relazioni fra la Chiesa e lo Stato cubano, con uno spirito di maggiore collaborazione e fiducia, benché rimangano ancora molti aspetti nei quali si può e si deve avanzare, specialmente per quanto si riferisce al contributo imprescindibile che la religione è chiamata a svolgere nell’ambito pubblico della società ».
Rispetto al Messico, la missione di Benedetto XVI a Cuba sarà più delicata, da un punto di vista sia politico sia spirituale. Il presidente Raul ha ricordato che «a quattordici anni dalla visita di Giovanni Paolo II l’embargo americano a Cuba continua». Nonostante la Chiesa sia l’istituzione indipendente più potente, grazie anche all’arcivescovo dell’Avana, Jaime Ortega, sull’isola ci sono infatti soltanto 361 sacerdoti, di fronte a una popolazione di oltre 11 milioni di persone. Prima della rivoluzione di Fidel Castro del 1959, i parroci erano 700. Delicata anche la situazione dei dissidenti. Negli ultimi giorni sono state arrestate settanta persone, quindici di queste appartengono al gruppo delle Damas de Blanco. Le oppositrici, tuttavia, ieri hanno potuto tenere senza problemi la consueta marcia dopo la Messa. Il Papa non ha ufficialmente in programma di incontrare il gruppo, ma potrebbe concedere loro quel minuto che il movimento gli chiede. Non è nemmeno escluso un colloquio tra il pontefice e il presidente del Venezuela Hugo Chavez, che proprio l’altro ieri è giunto all’Avana per sottoporsi al trattamento di radioterapia contro il cancro.
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