by Editore | 24 Marzo 2012 14:12
CERNOBBIO – Fa un po’ specie ascoltare tra gli stucchi di Villa Erba, uno dei più lussuosi hotel del lago di Como, che gli italiani diventano sempre più poveri. Ma, del resto, la Confcommercio il suo convegno annuale lo organizza a Cernobbio da sempre. E la fotografia di quanto sta accadendo all’economia italiana non lascia scampo. «Abbiamo fatto un salto indietro di 14 anni: i consumi sono tornati al livello del 1998 e il Pil al livello del 1999. Considerando che il punto più basso verrà raggiunto a inizio 2013, rispetto al massimo assoluto del 2007, questo significa una perdita di consumi reali pro-capite del 7,4%, che si traduce in 1.023 euro di spesa in meno pro capite all’anno».
L’allarme preoccupato è di Carlo Sangalli, storico presidente dell’associazione che conta oltre 700mila aziende iscritte che vedono crollare incassi e fatturati. Sangalli ha citato i dati del suo Ufficio Studi: «In termini di consumi reali, il 2012 appare come l’anno peggiore in assoluto: la riduzione raggiungerà il 3,2 per cento contro il 3,1 del record precedente che risaliva al 1993». Un quadro negativo che ieri è stato confermato dall’ultima rilevazione Istat: le vendite al dettaglio, pur aumentate dello 0,7% a gennaio rispetto al mese che precede, hanno perso lo 0,8% rispetto al gennaio del 2011. Su base annua, si registra un lieve aumento delle spese nei supermercati (+0,2%), si confermano in ascesa i discount (+1,3%) mentre prosegue il crollo dei piccoli negozi con un calo delle vendite dell’1,5.
Né si può essere ottimisti per il futuro, soprattutto in assenza di politiche per la crescita, che creino nuova occupazione e quindi stipendi che permettano di tornare a consumare. E’ la tesi riproposta da Sangalli, il quale ha denunciato come i soldi degli italiani sono finiti in gran parte nelle casse dello Stato. Sotto forma di maggiori tasse per evitare il default del debito pubblico: «Nel 2012 sono stati raggiunti tre record assoluti nella storia repubblicana – ha denunciato il direttore dell’Ufficio Studi di Confcommercio Mariano Bella – con il più rapido incremento della pressione fiscale, con il nuovo livello della pressione fiscale che ha raggiunto il 45,2% del Pil contro il 43 del 2003, e con il più alto livello di pressione al netto della quota di sommerso ed evasione». Quest’ultimo dato si traduce in un numero di per sé clamoroso: la pressione fiscale effettiva sui contribuenti “onesti” ha raggiunto il 55%, quota che Confcommercio non esita a definire un record mondiale se circoscritto ai Paesi più avanzati.
La perdita di posizione dell’Italia in questi ultimi tredici anni sarà ancora più grave nel caso di un ulteriore aumento dell’Iva, ha ammonito la Confcommercio lanciando un messaggio diretto al premier Monti. Il quale avrà subito la possibilità di replicare questo pomeriggio quando chiuderà i lavori di Cernobbio.
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