“Cinici e senza morale, clienti trattati da pupazzi addio Goldman Sachs”

by Editore | 15 Marzo 2012 7:58

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Oggi è il mio ultimo giorno da Goldman Sachs. Dopo quasi dodici anni trascorsi qui – ho iniziato un’estate come stagista, quando ancora studiavo a Stanford, sono stato per dieci anni a New York e adesso mi trovo a Londra – credo di conoscere questa azienda abbastanza bene da capire la traiettoria della sua cultura, della sua gente e della sua identità . E posso affermare, in tutta onestà , che oggi questo ambiente è più tossico e distruttivo che mai.
Per dirla con parole semplici, il modo in cui l’azienda opera e la sua interpretazione del “fare soldi” pone gli interessi dei clienti in secondo piano. Goldman Sachs è una delle banche di investimento più grandi e importanti del mondo, ed è un elemento troppo cruciale della finanza globale perché possa continuare ad agire in questo modo. È talmente diversa dal luogo che conobbi quando ero studente, che non posso più dire, in coscienza, di identificarmi con ciò che rappresenta.
Gli scettici saranno, forse, sorpresi di sapere che la cultura aziendale ha sempre rappresentato per Goldman Sachs un aspetto vitale del successo, incentrato sul lavoro di squadra, l’integrità , un senso di umiltà  e l’interesse dei clienti. La cultura era l’ingrediente segreto che rendeva grande questo posto, e che per 143 anni ci ha permesso di guadagnare la fiducia dei nostri clienti. Non si trattava semplicemente di fare soldi; questo da solo non basterebbe a sostenere così a lungo un’azienda. Si trattava di orgoglio e di fiducia nell’organizzazione. Mi rattrista dover ammettere che oggi, guardandomi attorno, quasi non scorgo più alcuna traccia della cultura che per molti anni mi ha fatto amare questo lavoro. Oggi non ho più quell’orgoglio, né quella fiducia.
Tuttavia, le cose non sono sempre andate così. Per più di un decennio ho reclutato e assistito i candidati che si sottoponevano ai nostri estenuanti colloqui di assunzione. Sono stato scelto insieme ad altre nove persone (su un’azienda che ne conta più di trentamila) per apparire sul nostro video promozionale, che è stato trasmesso nei campus universitari da noi visitati in tutto il mondo. 
Ho capito che era arrivato il momento di andarmene quando mi sono reso conto che non potevo più guardare in faccia gli studenti e dire loro che questo è un posto fantastico dove lavorare. Quando i libri di storia scriveranno di Goldman Sachs, racconteranno forse che durante il loro mandato l’attuale amministratore delegato, Lloyd C. Blankfein, e il presidente, Gary D. Cohn, hanno assistito all’indebolimento della cultura aziendale. Sono convinto che questo declino nella fibra morale dell’azienda rappresenti la più seria minaccia alla sua stessa sopravvivenza.
Come si è arrivati a questo? L’azienda ha cambiato la sua interpretazione di leadership. Oggi, se porti abbastanza denaro vieni promosso a posizioni di rilievo (a meno di non essere un assassino). Quali sono tre modi per affermarsi rapidamente come leader? a) Persuadere i propri clienti a investire in titoli o in altri prodotti di cui l’azienda sta cercando di disfarsi perché considerati potenzialmente incapaci di generare grandi profitti. b) “Dare la caccia agli elefanti” C) Trovarsi a vendere qualsiasi titolo illiquido od opaco con un acronimo di tre lettere. Ovvero: trarre il massimo guadagno dai clienti. 
Il cinismo con cui le persone parlano di raggirare i clienti mi dà  il voltastomaco. Negli ultimi dodici mesi mi è capitato di vedere cinque diversi amministratori delegati che nelle mail interne definivano i propri clienti dei “pupazzi”. Non hanno alcuna umiltà . Ma andiamo! Mi stupisco nel constatare come gli alti dirigenti non sembrino comprendere una verità  fondamentale: se i clienti non si fidano di te finiranno per andare altrove. A prescindere da quanto sei bravo.
Di questi tempi, la domanda che gli analisti junior che lavorano con i derivati mi pongono con maggiore frequenza è: «Quanto abbiamo fatto su quel cliente?». E ogni volta mi infastidisco, perché è una domanda che riflette chiaramente il comportamento che osservano nei loro superiori. Non ci vuole un genio per capire che di qui a dieci anni quello stesso analista che oggi siede in silenzio in un angolo della stanza e sente parlare di “pupazzi” di “cavare gli occhi” e di “farsi pagare” non si trasformerà  in quello che definiremmo un cittadino modello.
Spero che questo possa essere un campanello d’allarme per il consiglio d’amministrazione. Fate in modo che i clienti tornino a essere al centro del vostro lavoro. Senza clienti non farete soldi. Anzi, smetterete di esistere. Eliminate le persone moralmente corrotte, a prescindere da quanto denaro fruttano all’azienda. Coloro che pensano solo a fare soldi non potranno sostenere questa azienda – o la fiducia dei suoi clienti – per molto tempo ancora. 

ha dato oggi le dimissioni da Goldman Sachs, dove ricopriva la carica di amministratore e di responsabile del settore equity derivatives Usa in Europa, nel Medio Oriente e in Africa.
(Traduzione di Marzia Porta)

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