“Alla fine dell’inverno i ribelli tornano a colpire”

by Editore | 25 Marzo 2012 14:48

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 Mauro Del Vecchio, oggi senatore del Partito democratico, è stato al comando della missione internazionale Isaf dal 2005 al 2006. 
Generale, come mai ancora attacchi nel Gulistan? È diventata la base più calda del quadrante afgano sotto la guida italiana, perché?
«La base avanzata italiana in Gulistan è in una delle tante zone lontane dalle vie di comunicazione abituali e dunque è una parte molto difficile da controllare. A Sud c’è il confine con la provincia dell’Helmand, dove ancora l’influenza dei gruppi Taliban è molto forte, quindi anche la zona sotto responsabilità  italiana registra movimenti degli insurgent, oltre a sconfinamenti verso Nord ».
La ripresa degli attacchi in questa regione è legata anche alla fine dell’inverno?
«Sì, ogni anno si registra un maggior movimento degli insurgent, è successo anche nel 2011». 
Insomma, il Gulistan è una zona fra le più pericolose. Ma il contingente italiano è in grado di controllarla bene, o servirebbero altri assetti, o più uomini?
«Il controllo di tutto l’Afghanistan è un impegno complesso, non esistono zone senza rischio. Il nostro contingente è in grado di controllare le zone assegnate, ma non sempre è un compito agevole. E a volte l’impegno nazionale è pagato con la vita dei soldati». 
Insurgent e Taliban sanno perfettamente, come tutti, che l’Isaf ha avviato la sua exit strategy. Secondo lei gli attacchi sono aumentati da quando si parla di progressivo sganciamento?
«Al contrario, nella zona a guida italiana gli attacchi sono diminuiti di numero e di intensità . Questo fatto è collegato alla maggiore capacità  operativa delle forze di sicurezza afgane, che stanno prendendo la responsabilità  di zone sempre maggiori e che da tempo controllano Herat e ora anche la sua provincia».
La fase di transizione comporta il rischio di maggiori perdite per i contingenti occidentali?
«È un processo molto delicato. L’augurio è che non si ripetano tragedie come questa che ha coinvolto i militari italiani». 
Le truppe della coalizione Isaf stanno lasciando agli afgani i compiti più operativi di combattimento. Ma in termini politici il processo va avanti?
«So che le trattative vanno avanti, ma non so a quale fase siano arrivate. Credo però che l’impegno internazionale accanto al governo di Hamid Karzai debba essere confermato».

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